Benvenuti a Cosa: colonia romana con vista Itinerari archeologici

Il colle di Cosa/Ansedonia, con il capitolium sull’Arce e la vasta area archeologica

Archeologia Viva n. 191 – settembre/ottobre 2018
pp. 10-21

di Ilaria Romeo, Anna Maria Nardon, Dario Panariti, Martina Rodinò, Silvia Valisano e Claudia Di Domenico

Sulla cima di un panoramico colle della costa toscana davanti al monte Argentario la vasta e spettacolare area archeologica di Cosa-Ansedonia è ora capace di comunicare il proprio passato di città romana sorta con funzioni di sentinella fra il mare e l’entroterra di un mondo etrusco sconfitto

Dopo la sconfitta delle forze alleate di Volsinii (odierna Orvieto) e di Vulci, quest’ultima una delle più grandi e floride città-stato d’Etruria, nel 273 a.C. i Romani fondarono Cosa Volcentium, ‘Cosa dei Vulcenti’, per il controllo dei nuovi territori conquistati.

Il sito prescelto era una panoramica collina calcarea (114 metri di quota) sul mare a sud del promontorio dell’Argentario, poco distante dalla via Aurelia, e dalla quale si dominava la costa tirrenica verso il Lazio.

Quanto al nome di Cosa probabilmente fu ripreso da quello di un piccolo e vicino centro etrusco, Cusi o Cusia, che sorgeva in mezzo alla laguna sul luogo dell’attuale Orbetello.

L’indubbia posizione strategica, la presenza di due bacini portuali ai piedi del colle sugli opposti versanti (Portus Cosanus e Portus Feniliae) e di un vasto entroterra agricolo costituirono le motivazioni per la scelta di colonizzare il sito all’indomani della sconfitta di Vulci e in previsione di un attacco cartaginese.

Alla fase della prima deduzione coloniale appartiene la poderosa cinta di mura poligonali in grossi blocchi di calcare, lunga un chilometro e mezzo, munita di ben diciotto torri e tre porte urbiche, aperte verso l’Etruria settentrionale e la piana dove due secoli dopo sorgerà Florentia (Firenze), verso Roma e verso il Portus Cosanus, lo scalo principale di questa che nasce dunque come una vera e propria città-fortezza. […]