Abu Tbeirah e i magnifici templi di Ur Vicino Oriente antico

Iraq. Abu Tbeirah e i magnifici templi di Ur

Archeologia Viva n. 166 – luglio/agosto 2014
pp. 46-57

di Franco D’Agostino, Francesca Alhaique, Licia Romano e Mary Anne Tafuri

Una missione archeologica della Sapienza conduce ricerche in Iraq nel territorio di Nasiriyah

Qui scavi di un tell stanno restituendo la storia di un grande insediamento tributario della più celebre città della Bassa Mesopotamia

Ci svegliamo alle cinque che è ancora buio. Siamo alla fine d’autunno (2013) a Ur (l’attuale nome in arabo del sito è Tell Al-Muqayyar), dove si trova la casa della missione dell’Università “La Sapienza”, una quindicina di chilometri da Nasiriyah, capoluogo della provincia di Dhi Qar, nell’Iraq meridionale. Mentre ci prepariamo per andare sullo scavo, l’alba accende del rosso colore dell’argilla la massa imponente della grande Ziqqurat (torre templare).

Non ci si abitua allo spettacolo della sua mole, con la scala cerimoniale al centro, i contrafforti e i terrazzamenti laterali: si resta sempre soggiogati dall’altezzosa inamovibilità di quell’edificio, dalla sua eleganza (che il restauro iracheno degli scorsi anni Sessanta non ha intaccato), dalla sua silenziosa e incontrovertibile presenza. Se si pensa che in origine superava i trenta metri d’altezza – ne rimangono comunque una ventina – si può bene immaginare l’effetto che la Ziqqurat poteva produrre su chi giungesse a Ur alla fine del III millennio a.C., quando fu costruita.

Nell’assolata e piatta distesa alluvionale dove sorgeva la capitale sumerica, quel tempio a gradoni – alla cui sommità viveva Nannar (in sumerico) o Sin (in accadico), la Luna, cui era dedicata la città – doveva apparire come un’epifania e rappresentare tutta la potenza di quella che fu una delle più ricche e fortunate città di Sumer.

Di tutto questo erano ben coscienti i suoi costruttori, se si considera che il nome sumerico della torre è e-temen-ni-guru, cioè ‘il tempio le cui fondamenta ispirano il terrore (reverenziale)’.

Ma al mattino, tra una colazione veloce, il carico sul pick-up di tutto il necessario e l’attesa della scorta che ci accompagna al sito dove scaviamo, non c’è molto tempo per questo tipo di considerazioni… […]