Palafitte del Lavagnone: la memoria dell’acqua Preistoria ai piedi delle Alpi

Palafitte del Lavagnone

Archeologia Viva n. 120 – novembre/dicembre 2006
pp. 30-39

a cura di Cristina Longhi

In Lombardia le tracce lasciate dall’uomo in un antico bacino lacustre a sud del lago di Garda hanno permesso di ricostruire la vita in un villaggio di 4000 anni fa dalle prime costruzioni su palafitte al definitivo abbandono

Il bacino del Lavagnone, nel comune di Desenzano (Bs), è una di quelle piccole conche lacustri delimitate da cordoni morenici di origine glaciale che caratterizzano il paesaggio a sud del Garda. Oggi del lago antico, lentamente trasformatosi in una torbiera, non sopravvive che una piccola zona paludosa.

Alcuni strumenti in selce ritrovati lungo le sue sponde sono le prime tracce di frequentazione umana, risalente a circa 8000 anni fa, all’epoca dei cacciatori e raccoglitori mesolitici. Il luogo fu poi frequentato per tutto il corso del Neolitico (V-IV millennio a.C.) e anche durante l’età del Rame (III millennio a.C.), come documenta l’industria litica raccolta lungo l’antica linea di riva.

È però durante gran parte dell’età del Bronzo, dalla fine del III millennio sino al XIII-XII sec. a.C., che il bacino fu abitato stabilmente. Lo spesso deposito torboso, che ha permesso la conservazione dei resti organici, in particolare legni, semi, frutti e altri resti vegetali, rende il Lavagnone un sito fondamentale per definire la stessa cronologia di quest’epoca e per gli studi paleoambientali in Italia settentrionale.

I primi ritrovamenti avvennero casualmente tra 1880 e 1886, quando iniziò lo sfruttamento a scopi commerciali del deposito torboso formatosi al centro dell’antico bacino, e si susseguirono negli anni, soprattutto quando i contadini cominciarono a intaccare con le arature gli strati archeologici più superficiali riportando alla luce centinaia di manufatti in quello che si stava rivelando il sito di un antico insediamento preistorico.

Tuttavia solo nel 1974, grazie al maestro Renato Perini, un grande esperto di abitati palafitticoli, vennero intrapresi i primi scavi stratigrafici, perseguiti sino al 1978, anno in ci venne ritrovato, incastrato tra i pali della palafitta, un aratro in legno degli inizi dell’età del Bronzo (fino III millennio a.C.).

Attualmente le indagini si concentrano in tre settori di scavi (A, B, C), allineati in modo da poter osservare la sequenza stratigrafica e la consistenza del deposito archeologico a partire dalla sponda nordorientale verso il centro del bacino.

In questo modo è stato possibile comprendere che si verificarono periodici spostamenti delle abitazioni fra il centro del bacino e le sue sponde, probabilmente per cause climatiche e ambientali. […]