Etruschi maestri di scrittura A proposito di...

cortona

Archeologia Viva n. 178 – luglio/agosto 2016
pp. 66-70

di Paolo Giulierini e Paolo Bruschetti

Gli Etruschi scrissero e insegnarono a scrivere a tanti popoli del mondo preromano ma la loro lingua e la scrittura costituiscono ancora una delle scommesse più entusiasmanti dell’archeologia

A Cortona – antica lucumonia e patria moderna degli studi etruscologici – una mostra fa il punto sulle conoscenze acquisite

La diffusione della scrittura etrusca è un tema affascinante. Ci parla di penetrazione di una lingua e di una cultura, quella del popolo etrusco, per mezzo di conquiste, contatti commerciali, scambi d’idee, diretti o mediati, in tutto il bacino mediterraneo fra VII e I sec. a.C.

Caratteristica saliente di tale idioma è che, a oggi, nonostante gli importanti avanzamenti degli studi, benché si possa leggere con una certa facilità (utilizza un tipo di alfabeto greco), esso non è ancora ben compreso, soprattutto nei significati specifici delle parole, che non presentano parentele comuni con lingue antiche più note (specialmente quelle indoeuropee come greco e latino).

Questa arretratezza nella comprensione dipende essenzialmente dalla scarsa quantità di testi lunghi (in particolare dalla perdita di tutta la letteratura etrusca) e dalla brevità e ripetitività di altri tipi di testo, che sono di natura funeraria, giuridica o commerciale.

Il tutto ha contribuito, naturalmente, a creare intorno agli Etruschi e alla loro lingua un alone di mistero, alimentato anche da una certa distorsione della loro immagine in seguito agli scavi ottocenteschi, che mirarono essenzialmente a indagare i sepolcri, con tutto quello che ne consegue rispetto al tema della ritualità e di un’idea immanente di preparazione meticolosa del momento della morte.

In questo senso anche la nota vicenda della dibattuta origine di questo popolo trae alimento da una lingua che, anche alle orecchie dei contemporanei, pareva incomprensibile e arcaica. […]