Irresistibili Greci d’Occidente Le grandi mostre di Palazzo Grassi

Archeologia Viva n. 59 – settembre/ottobre 1996
pp. 18-33

di Autori Vari; a cura di Piero Pruneti

Dall’Italia alla Sicilia alla Cirenaica dalla Provenza alla Penisola iberica la civiltà sviluppatasi nelle colonie greche d’Occidente attraverso la convivenza con le culture indigene ha dato un contributo fondamentale alla formazione dello spirito europeo
L’esposizione in corso a Palazzo Grassi necessariamente grandiosa come le precedenti ci propone una sintesi del rivoluzionario processo storico

La fase decisiva del processo di formazione della civiltà che si sviluppò nelle colonie greche d’Occidente, determinata dall’espansione della cultura greca nel Mediterraneo, è compresa tra i primi secoli del II millennio a.C., quando nell’area egeo-anatolica si formò la cultura «minoico-micenea», che ebbe la sua culla in Creta, e gli ultimi secoli del I millennio a.C., nei quali si verificò la fusione della civiltà greca e della romana. La crisi del mondo «miceneo», compendiata nei poemi omerici come «guerra di Troia», e il crollo dei regni micenei hanno avviato all’elaborazione della nuova forma di organizzazione statale, la pólis, autonoma comunità di liberi, fondata su una visione tutta nuova del rapporto dell’uomo con il suo mondo, con l’affermazione della sua libertà e responsabilità personale e della solidarietà con i concittadini, e la sostituzione della legge (nómos) all’arbitrio di dinasti passivamente accettati come investiti di autorità dei numi.

L’affermazione della pólis è la premessa del movimento di colonizzazione in Occidente, i cui protagonisti naturalmente si sono valsi dell’esperienza acquisita durante una plurisecolare esplorazione dei mari occidentali: è evidente infatti che il rapido succedersi di fondazioni coloniali tra i secoli VIII e VI a.C. presuppone una certa cognizione di itinerari marittimi e terrestri, di luoghi, di genti, di risorse locali: cognizione messa a frutto quando dalle aristocrazie che avevano creato e governavano le póleis sono partite iniziative di ricerca di nuovi spazi di potere e di azione. È sintomatico che a tali iniziative sono rimaste estranee le zone del mondo greco in cui l’organizzazione cantonale postmicenea non si è trasformata in póleis; ed è significativo che le prime fondazioni occidentali si sono collocate sulla costa tirrenica e ionica d’Italia e sulla costa orientale della Sicilia, e solo più tardi sulla costa meridionale della Sicilia, dato che dal IX a.C. il canale di Sicilia era sottoposto al controllo di Cartagine, divenuta la maggiore avversaria dei Greci nella lotta per l’egemonia nel commercio dei mari occidentali.

Varietà di materie prime, fertilità del suolo, portuosità delle coste hanno richiamato dopo i trafficanti, i coloni; e le nuove póleis hanno presto superato per grandezza e opulenza le rispettive metrópoleis («città madri»). Analogamente, lo sviluppo della Cirenaica greca è stato favorito dalla vicinanza di Creta; allo sbocco della valle del Rodano un gruppo di colonie minori ha fatto corona a Massalia (Marsiglia), e la via verso l’Atlantico è stata segnata dalle colonie sorte sulla costa meridionale della penisola Iberica. Ma le póleis dell’Italia meridionale e della Sicilia sono quelle in cui la civiltà dei Greci d’Occidente ha toccato i punti più alti.

Nella definizione degli itinerari delle spedizioni coloniali, alle quali spesso partecipavano cittadini di póleis diverse da quella dei promotori, appare costante il riferimento a empori o fondachi precedentemente istituiti nelle zone che erano meta dei coloni, oppure a luoghi consacrati ai patri numi dai fondatori di quelle fattorie commerciali: in quasi tutte le sedi coloniali d’Italia e di Sicilia, infatti, si trovano segni della presenza di Greci in età precoloniale; e laddove quei precursori avevano istituito un culto le successive póleis hanno impiantato santuari, la cui ubicazione, a varia distanza dal centro urbano, coincide con punti propizi all’approdo (foci di fiume, per esempio) o all’avvistamento e alla difesa (promontori).

Importanti sono state anche le esperienze di contatto e convivenza con comunità indigene. Colonizzatori dediti a traffici navali hanno solitamente scelto luoghi adatti a quell’attività: è il caso degli Eubei fondatori della prima pólis coloniale in Occidente, Cuma, i quali hanno occupato aree del golfo di Napoli, giovandosi dell’esperienza di Greci e Levantini (Phoinikes) che già nella tarda età «micenea» avevano raggiunto il golfo e nel IX sec. a.C. avevano dato vita a una grande agenzia nell’isola d’Ischia (Pithecussa), e dei Rodii fondatori dell’emporio di Parthenope sull’isoletta Megaris (ove sorge ora il Castel dell’Ovo); analogamente i Corinti, fondatori di Siracusa, si insediarono nell’isola di Ortigia posta tra due porti. […]