Relitto di Marzamemi. Metti una chiesa da… Ikea Oriente e Occidente

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Archeologia Viva n. 184 – luglio/agosto 2017
pp. 32-40

di Justin Leidwanger e Sebastiano Tusa

Al tempo di Giustiniano lungo la costa sud-orientale della Sicilia naufragò una nave dal carico eccezionale…

La grossa lapidaria trasportava i componenti architettonici di una chiesa realizzati nelle cave di marmo del Mediterraneo orientale e pronti per essere assemblati nel luogo di destinazione

Autunno 1959. Acque poco profonde circa un chilometro dalla costa sud-orientale della Sicilia, non lontano dal pittoresco borgo marinaro di Marzamemi (Sr): un pescatore di seppie s’imbatte in alcuni blocchi di pietra recanti chiari segni d’intaglio.

La notizia raggiunge Gerhard Kapitän (1924-2011), archeologo tedesco trapiantato a Siracusa, molto attivo con le sue ricerche nel mare della Sicilia orientale. Kapitän, insieme a Pier Nicola Gargallo, noto subacqueo della zona, ispeziona quei fondali e si rende conto della grande importanza dei reperti.

In realtà, già agli inizi del secolo scorso, Paolo Orsi (1859-1935) – grande archeologo roveretano prestato alla Magna Grecia e alla Sicilia (a lui è intitolato lo stesso Museo archeologico di Siracusa) – era stato informato da alcuni pescatori della presenza in mare di siffatti reperti in occasione del recupero di alcune colonne nel porto di Pachino.

Orsi ne intuì l’importanza e chiese finanziamenti al competente ministero, che però non li concesse. Si dovranno attendere alcuni decenni perché le ricognizioni subacquee di Kapitän e Gargallo consentano di comprendere la natura di quei blocchi sommersi, identificandoli in gran parte come parti di ambone (pulpito) di una chiesa di epoca e ambiente bizantini.

Tenendo presente la casistica – già vasta negli scorsi anni Sessanta e Settanta – in materia di relitti di navi lapidariae (con carichi di pietra lavorata o in blocchi), si formularono molteplici ipotesi sulla natura del carico di Marzamemi: poteva trattarsi di elementi architettonici commissionati da un alto prelato per una chiesa in costruzione, ma anche, ad esempio, del bottino di un cavaliere crociato destinato a un qualche monumento veneziano.

Con il progredire dell’esplorazione sistematica del fondale si individuò una gran quantità di pezzi architettonici scolpiti e finemente decorati, quali colonne, balaustre, capitelli e basi. La quantità dei pezzi e la loro iconografia permisero allo stesso Kapitän di ipotizzare un carico di elementi prefabbricati per una chiesa, attribuendolo inoltre al periodo in cui la corte di Bisanzio, sede dell’Impero Romano d’Oriente, visse un momento di particolare splendore sotto Giustiniano (527-565). […]