L’assedio di Roca: il volto della guerra Ricerche in Puglia

L'assedio di Roca: il volto della guerra

Archeologia Viva n. 177 – maggio/giugno 2016
pp. 40-53

di Teodoro Scarano

Le tragiche testimonianze di una battaglia svoltasi durante l’età del Bronzo sono state documentate dalle ricerche in un santuario costiero del Salento

Il santuario è stato riportato in luce nella splendida cornice della Baia di Torre dell’Orso nelle cui vicinanze si trova la vasta area archeologica di Roca Vecchia: la documentazione di questo sanguinoso fatto d’arme del II millennio a.C. ci porta a riflettere sulla costante della guerra nella storia dell’umanità

Pochi chilometri a nord di Otranto, lungo la costa adriatica della penisola salentina, le ripide falesie di calcarenite arretrano all’improvviso in coincidenza di un antico corso d’acqua tracciando un’ampia insenatura, la Baia di Torre dell’Orso.

Quella che oggi è una delle mete più ambite del turismo balneare salentino fu in passato un luogo molto speciale, destinato all’attraversamento del Canale d’Otranto che proprio in questo tratto di costa raggiunge la distanza minima (70 km circa) dalla sponda illirica: un approdo strategico per le rotte di navigazione tra l’Egeo e il Mediterraneo centrale, un luogo caricato di valori simbolici e che, almeno sin dal II millennio a.C., doveva avere una sua precisa identità culturale, oltre che geografica.

Fu il professor Cosimo Pagliara, storico ed epigrafista dell’Università del Salento, poliedrico interprete delle civiltà antiche dell’Italia meridionale oltre che profondo conoscitore del territorio salentino (recentemente venuto a mancare), a comprendere che lì, nei pressi della baia, doveva trovarsi un santuario costiero.

La scoperta nel 1983 dello straordinario patrimonio epigrafico conservato sulle pareti della cosiddetta Grotta Poesia diede sostanza alla sua ipotesi suggerendo la necessità di indirizzare le indagini nell’area archeologica di Roca Vecchia (Meledugno – Le), posta immediatamente a nord della Baia di Torre dell’Orso e al cui interno era la stessa grotta-santuario. […]