I Fori dopo i Fori Roma medievale

fori di roma

Archeologia Viva n. 184 – luglio/agosto 2017
pp. 20-31

di Nicoletta Bernacchio e Roberto Meneghini

Crollato l’Impero d’Occidente l’Urbe divenne una città fantasma con la popolazione ridotta a un ventesimo delle potenzialità

In tale sconvolgente implosione quella sterminata distesa di piazze e di edifici ricoperti di marmi che erano i Fori Imperiali rimase semplicemente inutile e abbandonata a se stessa

Una mostra ai Mercati di Traiano ne ripercorre la vicenda nei successivi millecinquecento anni

dal degrado alla graduale e intensa rioccupazione dell’area fino agli sventramenti “archeologici” decisi in epoca fascista

Per comprendere il passaggio di Roma dall’antichità classica al medioevo bisogna immaginare di trovarsi raccolti in un luogo ampio con altre mille persone; all’improvviso i più scompaiono e ne restano intorno a noi solo cinquanta. Quel luogo rimarrà quasi vuoto, con poca gente riunita in piccoli gruppi.

Accadde a Roma nel corso del V secolo: nell’arco al massimo di una novantina d’anni si passò da un milione – 800 mila a circa 50 mila abitanti. Già nel 286 c’era stato il trasferimento della capitale dell’Impero d’Occidente a Mediolanum per volontà di Massimiano.

Due secoli dopo, l’Urbe che il re goto Teodorico si trovò a governare dal 493, diciassette anni dopo la scomparsa dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo, era ancora la stessa, con i suoi 17 chilometri di mura Aureliane e i grandiosi complessi monumentali, ma con solo il cinque per cento della popolazione che vi si trovava sino a tutto il IV secolo.

All’inizio della guerra greco-gotica (535-553), quando Giustiniano decise di recuperare l’Italia al dominio bizantino, Roma già trasmetteva una sensazione di “vuoto”, come traspare dalle lettere del vecchio segretario di Teodorico, Cassiodoro, ormai ritiratosi nella tranquillità del monastero di Rossano Calabro.

Durante il lungo conflitto la città venne persa e rioccupata più volte e il cronista di quegli eventi, il bizantino Procopio di Cesarea (circa 490-565), che aveva partecipato alle operazioni tra gli imperiali, racconta che nel momento peggiore vi erano rimaste addirittura solo cinquecento persone.

Dopo la vittoria sui Goti, ottenuta grazie all’abilità dei comandanti Belisario e Narsete, Roma fu ripopolata con un’immigrazione soprattutto di provenienza laziale e centro-italica, al posto degli antichi abitanti che invece erano originari di ogni parte dell’Impero. Dunque, a partire dalla seconda metà del VI secolo, l’Urbe dovette essere abitata da una popolazione abbastanza stabile che, per alcuni secoli, oscillò fra 30 mila e 50 mila unità. […]