Adriatico: nel mare dell’intimità Mostra a Trieste

Adriatico archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 188 – marzo/aprile 2018
pp. 52-63

di Rita Auriemma, Carlo Beltrame, Luciana Mandruzzato e Pietro Spirito
a cura di Rita Auriemma

L’archeologia subacquea ci ha restituito un repertorio ampio ed eterogeneo di antichi trasporti commerciali diversificati per provenienza e tipologia che ci consentono di ricostruire la lunga storia di questo mare “intimo” e quasi chiuso ma naturale rotta obbligata fra il cuore dell’Europa e il Mediterraneo aperto

«L’Adriatico è forse la più coerente delle regioni marine: per analogia esso ci pone gli stessi problemi che vengono sollevati dallo studio dell’intero Mediterraneo… Più lungo che largo, esso si presenta come una rotta Nord-Sud».

Questo passo da Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II (1949) dello storico francese Fernand Braudel (1902-1985) sintetizza bene il carattere di questo mare “intimo” che, come appare già nella Tabula Peutingeriana, è via di raccordo e penetrazione, con il suo spazio “dilatato”, tra Mediterraneo e il cuore dell’Europa.

La fitta rete di connessioni, la vivace mobilità di uomini e beni, il rapporto con il Levante, suo interlocutore privilegiato, danno ragione di questa dimensione al tempo stesso coerente ma proiettata all’esterno.

La trama sottile di circuiti commerciali e relazioni, di carichi che si disfano e ricompongono, di specularità tra le due sponde e tra nord e sud è ben rappresentata da tutto ciò che viaggia sull’Adriatico: un repertorio ampio ed eterogeneo di produzioni, diversificate per provenienza e tipologia.

Scrive Predrag Matvejevic (1932-2017), scrittore e accademico jugoslavo con cittadinanza croata, naturalizzato italiano: «Sulle coste dell’Adriatico si incrociavano le vie del sale e del grano, dell’olio e del vino. Le spezie e la seta venivano da Levante e dal Sud, l’ambra e lo stagno da Ponente e dal Nord. Un simile mare doveva suscitare invidia» (Il Mediterraneo e l’Europa, 2008). […]