Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 189 – maggio/giugno 2018

di Piero Pruneti

Le Catacombe di Napoli rappresentano quella che – con un termine abusato, ma in questo caso appropriatissimo – è definibile “un’eccellenza”. Lo è per il valore monumentale e documentario di questo complesso; ma direi ancor più per il valore simbolico dell’impresa. Questo valore aggiunto è dato dal fatto di trovarsi nel sottosuolo del Rione Sanità, dove la vita quotidiana è spesso un problema. Realizzare qui una efficiente struttura materiale e organizzativa di visite per decine di migliaia di turisti non deve essere stato facile.

La scommessa è stata giocata in prima persona da un gruppo di giovani guidati da don Antonio Loffredo, parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità, che chiaramente non ha atteso il miracolo della manna per dare una speranza alla sua gente. Un patrimonio grandioso è stato sottratto all’abbandono e trasformato in risorsa, dimostrando come si può lavorare concretamente – e senza invocare assistenzialismi improduttivi – per la rinascita della città. «Le cose belle fanno crescere la gente…» ripete don Antonio.

In occasione di “tourismA 2017” alla Cooperativa La Paranza che gestisce il sito è stato consegnato il Premio Francovich per la valorizzazione del bene che le è stato affidato. Volentieri pubblichiamo questo speciale che ne illustra il lavoro svolto, con due firme autorevoli e, ci tengo a sottolineare, provenienti da sponde diverse: quella dell’archeologo Andrea Carandini, presidente del Fai, e quella di mons. Pasquale Iacobone, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

Ora tocca a noi muoverci, andare a Napoli, invadere il Rione Sanità, calarci in quei cunicoli di millecinquecento anni, che da polverosi e bui sono diventati… “un’eccellenza”! Abbiamo tutti un invito particolare per domenica 10 giugno, quando le Catacombe di Napoli si apriranno ai lettori di Archeologia Viva per una visita approfondita (vedi p. 29), che i giovani de La Paranza hanno voluto offrirci in cambio dell’apprezzamento per il loro lavoro.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”