Poseidonia. Un pantheon per la città dei templi Greci in Campania

parco dei templi di Paestum

Archeologia Viva n. 190 – luglio/agosto 2018
pp. 12-29

di Fausto Longo, Gabriel Zuchtriegel, Maria Antonietta Brandonisio, Alessia D’Antonio, Raimon Graells i Fabregat, Anna Salzano e Rossella Tedesco

I grandiosi edifici di culto della colonia achea nella piana del Sele si pongono fra le testimonianze più monumentali della Magna Grecia e dell’intero Mediterraneo

Continuano a essere oggetto di studio le divinità a cui questi templi erano dedicati: un tema affascinante che coinvolge l’identità stessa degli antichi abitanti della città

Paestum è stato uno dei primi luoghi dove l’Europa moderna ha ritrovato le proprie radici greche. Nel Settecento, quando viaggiatori e studiosi “riscoprono” il sito, che in realtà era sempre rimasto noto agli abitanti della zona, i tre grandi templi della colonia fondata dagli Achei di Sibari diventano un punto di riferimento per il pensiero e l’arte neoclassica prima e romantica poi.

Ma le divinità a cui questi monumenti erano dedicati rimangono sconosciute, almeno per i due templi del santuario principale, quello meridionale, che nella vulgata sono noti come “Basilica” e “Tempio di Nettuno”.

I primi studiosi giunti a Paestum dal nord – tra cui Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) e Giambattista Piranesi (1720-1778) – non compresero che il più antico dei tre templi dorici era un edificio di culto: lo consideravano appunto una basilica, un edificio per «le riunioni dei magistrati» (Piranesi): le nove colonne sul lato corto (monumento enneastilo), nonché il fatto che del frontone non si vedevano tracce, suscitavano dubbi sulla funzione di questo edificio, del quale oggi sappiamo con sicurezza che era un tempio, uno dei primi grandi templi in pietra del mondo greco e, per quella fase storica (550-520 a.C. circa), il meglio conservato in tutto il Mediterraneo. […]