Incontri ravvicinati con la Preistoria Il passato... presente

Incontri ravvicinati con la Preistoria

Archeologia Viva n. 166 – luglio/agosto 2014
pp. 58-67

di Alfredo e Angelo Castiglioni

Lo studio etnografico dei gruppi residuali di popolazioni che vivono a un livello tecnologico “arretrato” rispetto agli standard occidentali consente d’interpretare in modo più attendibile i messaggi per immagini che ci sono giunti dagli ultimi stadi della preistoria

Ecco alcuni casi significativi individuati dai fratelli Castiglioni durante le loro pluridecennali ricerche in Africa

Per oltre vent’anni abbiamo svolto missioni etnologiche in Africa. Siamo venuti a contatto con gruppi umani isolati, soggiornando a lungo nei loro villaggi per documentarne la vita quotidiana, fissandola sulle pellicole e riempiendo di appunti gli inseparabili Moleskine. La nostra attenzione si è focalizzata su quelle che erano chiamate “popolazioni primitive”.

Più appropriato è parlare di gruppi “tecnologicamente arretrati”. Infatti, molte popolazioni da noi avvicinate non usavano ancora la ruota, ma mantenevano valori fondamentali, quali uno spiccato senso comunitario e un profondo rispetto per gli anziani.

Depositari di conoscenze non scritte, gli anziani erano – e lo sono ancor oggi – delle «biblioteche viventi», come li definì il compianto poeta e uomo politico senegalese Léopold Sédar Senghor (1906-2001).

Dalle parole degli anziani abbiamo appreso conoscenze legate alla coltivazione, all’allevamento, alle tecniche di caccia, alla loro (efficace) farmacopea naturale.

Lo studio etnologico ci avrebbe permesso, decenni dopo, di comprendere il significato di numerosi graffiti scoperti durante le nostre missioni nel deserto, sovente definiti “enigmatici” e che, invece, sono capaci di documentare lo stretto legame tra l’uomo di oggi e le tracce lasciate sulla pietra dagli antenati preistorici. 
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