tourismA 2016: le civiltà fra passato e presente Insieme per l'archeologia

tourismA 2016: le civiltà fra passato e presente

Archeologia Viva n. 177 – maggio/giugno 2016
pp. 62-69

di Piero Pruneti

Il secondo tourismA – Salone Internazionale dell’Archeologia ha offerto uno spettacolo unico

Migliaia di partecipanti hanno dato vita alla più importante manifestazione europea dedicata alla comunicazione e alla promozione del patrimonio

Non è facile riassumere quella che – organizzata come sempre da Archeologia Viva – è stata la seconda travolgente edizione di “tourismA-Salone Internazionale dell’Archeologia”, al Palacongressi di Firenze dal 19 al 21 febbraio 2016 (inaugurazione la sera precedente in Palazzo Vecchio dedicata alla Grecia antica, con l’intervento di Louis Godart).

Una sorta di ciclone al contrario, vorticosamente programmato per costruire. A chi questa esperienza l’ha vissuta da dentro – oltre diecimila persone – “tourismA 2016” ha dato questa sensazione.

Per tutti e tre i giorni in cinque sale diverse si sono svolti altrettanti convegni e workshop, oltre a una serie di archeolaboratori (preistoria, arte della tessitura, lavorazione etrusca dell’oro, antico Egitto).

Poi il grande salone espositivo, sempre affollato, dov’erano presenti musei e parchi, enti per il turismo, università, fondazioni, associazioni, agenzie di viaggio, editori, tecnologie avanzate per i beni culturali, produttori di vini pregiati su aree archeologiche (e simposi collettivi ogni giorno davanti agli stand…).

Dicevamo dei convegni organizzati a “tourismA 2016”. In tutto una trentina con circa duecentocinquanta relatori.

Tanti argomenti trattati hanno creato qualche imbarazzo in chi doveva organizzarsi per passare utilmente da una sala all’altra (ma una app, costantemente aggiornata dall’Associazione Prisma, consentiva di controllare sul cellulare tempi e luoghi di ogni intervento).

Molto acceso è risultato l’incontro fra tutte le sigle degli archeologi professionisti, universitari e soprintendenti voluto da Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, al fine di delineare dei comuni intenti per l’archeologia italiana del terzo millennio, anche perché era inevitabile che nel dibattito si calasse il tema della riforma delle soprintendenze voluta dal MiBACT, destinata a scatenare, come primo effetto, la reazione di gran parte dell’establishment archeologico.

Così il grande auditorium del Palacongressi si è trasformato in una agorà, dove ognuno si è battuto per la propria idea, a partire da Andrea Carandini, il cui intervento – discutibile quanto si vuole, ma dritto e affilato come un rasoio – ha concluso il convegno nel pieno turbine della polemica, appena in tempo per tenere, senza nemmeno scendere dal podio, la propria lectio magistralis sulle origini di Roma, con cui si è aperto invece il XII Incontro Nazionale di Archeologia Viva. […]