Nella vita dei Mundari Pagine di Preistoria

Scorcio di un accampamento stagionale. Pastori e animali vivono insieme all’interno di un ampio recinto realizzato per difendersi dai predatori. Agli arbusti vengono appesi le derrate e tutti gli oggetti della vita quotidiana per metterli al riparo da capre e parassiti.

Archeologia Viva n. 191 – settembre/ottobre 2018
pp. 68-73

di Angelo Castiglioni

«Ah! Paese dagli insetti ronzanti, che ti trovi oltre i fiumi dell’Etiopia […]. Andate, messaggeri veloci, verso un popolo alto e nero […], un popolo potente e vittorioso, la cui terra è solcata da fiumi». (Isaia, XVIII)

Le scene di vita di questo gruppo sudanese registrate quarantatré anni fa durante una spedizione etnografica dei fratelli Castiglioni apportano un ulteriore contributo alla ricostruzione dei sistemi preistorici di gestione delle risorse

Con i fuoristrada e dopo lunghi spostamenti a piedi avevamo raggiunto la regione dell’alto Nilo Bianco in Sudan. Eravamo arrivati fin lì per documentare la vita di un gruppo etnico, i Mundari, ancora immerso, all’epoca, nel più lontano passato.

Un popolo di pastori ma, all’occorrenza, anche coraggiosi cacciatori di elefanti, che abitava quella vasta regione di acquitrini, di difficile accesso, dagli arabi chiamata Sudd, ‘ostacolo’: in effetti, una immensa barriera di paludi e canneti.

Già in epoca romana, alcuni soldati mandati da Nerone alla scoperta del caput Nili, le mitiche sorgenti del Nilo, raggiunsero «una immensa palude» che – secondo le ricerche di studiosi quali il padre comboniano Giovanni Vantini – indicherebbe proprio il Sudd.

Ci sono notizie storiche riguardo alla citata missione romana. In particolare Seneca (4 a.C.-65 d.C.), nelle Naturales quaestiones, avanzò l’ipotesi di un grande lago come sorgente del grande fiume. Poi, nel capitolo De Nubibus (libro IV), parla della spedizione mandata da Nerone «ad investigandum caput mundi». Anche Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) ne parla, in vista di un’eventuale guerra di conquista. […]