A Verucchio i signori dell’Adriatico Fra Europa e Mediterraneo

La roccaforte fatta costruire dai Malatesta (XIII-XV sec.) sul punto più elevato e scosceso della rupe di Verucchio a dominio della parte finale della Valmarecchia.

Archeologia Viva n. 191 – settembre/ottobre 2018
pp. 46-59

di Elena Rodriguez

Il panoramico borgo antico con vista sulla Valmarecchia e il mare di Rimini conserva un patrimonio archeologico grandioso tramandatoci dalla splendida comunità villanoviana

che per qualche secolo occupò la cima del colle controllando il traffico fra Europa continentale e mondo mediterraneo delle merci più preziose dell’epoca

Una rupe scoscesa della Romagna a dominio del tratto finale della luminosa vallata del Marecchia, il bel fiume appenninico che nasce sui monti della Luna con sorgenti vicine a quelle del Tevere e sfocia nell’Adriatico, là dove i Romani nel 268 a.C. fonderanno Ariminum, al capolinea delle vie Flaminia, Emilia e Popilia: la terra è quella cantata in modo ineguagliabile dal grande Tonino Guerra, lo sceneggiatore di Amarcord, e la rupe è quella dove sorge il borgo medievale di Verucchio.

Questa posizione ha da sempre fornito una direzione preferenziale per gli spostamenti dalla Romagna alla Toscana, facilitati da un valico agevole anche se abbastanza elevato (Viamaggio, 983 m) e dall’orientamento del bacino vallivo: il corso del Marecchia indica un percorso naturale che, prolungandosi oltre il passo montano direttamente nella valle del Tevere, fin da epoca antica ha creato un sistema di comunicazioni tra i due opposti versanti della Penisola, fra Adriatico e Tirreno.

E infatti, agli inizi dell’età del Ferro, tra fine X e IX sec. a.C., sull’altura di Verucchio si afferma una struttura sociale aristocratico-gentilizia che assume il controllo di un territorio ampio e strategico per gli scambi, facendone uno dei principali centri dell’Adriatico centro-settentrionale, fulcro di una fitta rete di relazioni ad ampio, amplissimo, raggio: da un lato verso l’Italia del nord e l’Europa, dall’altro verso l’Etruria tirrenica e il Mediterraneo.

Tracce di strutture insediative e di un’area sacra (abbandonata solo nel IV sec. a.C.) interessano la cima dell’acrocoro (il pianoro sommitale di Pian del Monte), da cui era possibile traguardare da un lato la valle che risale l’Appennino, dall’altro lo sbocco portuale sulla foce del Marecchia (una quindicina di chilometri in linea d’aria, dove oggi è Rimini), e di conseguenza controllare i traffici che avvenivano lungo rotte terrestri e marittime.

Fu questo ruolo a garantire, a partire dall’VIII sec. a.C., la supremazia del centro villanoviano di Verucchio, soprattutto rispetto al commercio dell’ambra, la preziosa resina fossile delle regioni baltiche, ma presumibilmente anche per l’approvvigionamento di altre materie prime “strategiche”, come lo stagno (indispensabile per produrre il bronzo – ndr), e di prodotti sempre provenienti dall’Europa transalpina, molto ricercati dalle aristocrazie italiche e del Mediterraneo in genere. […]