Nonantola: storie di un monastero Altomedioevo europeo

Scavi archeologici a Nonantola: la fornace altomedievale

Archeologia Viva n. 191 – settembre/ottobre 2018
pp. 32-40

di Sauro Gelichi, Mauro Librenti e Alessandra Cianciosi

Il celebre cenobio fondato da Anselmo nella “bassa” fra Modena e Bologna è stato oggetto di approfondite indagini archeologiche che ne hanno messo a fuoco le fasi altomedievali quando la Penisola passò dal controllo longobardo a quello dei Franchi di Carlo Magno

Una serie di significative scoperte – fra cui quella della casa del primo abate – ci permette di rivivere in diretta i secoli finali del primo millennio

Nel 752 il re dei Longobardi Astolfo donava ad Anselmo, che forse era un suo cognato, comunque un membro dell’aristocrazia friulana, un vasto appezzamento di terre di proprietà pubblica in un’area compresa tra Modena e Bologna.

Nasceva così il monastero benedettino di Nonantola, destinato a diventare, nel giro di poco tempo, uno dei più importanti dell’Europa altomedievale.

Oggi il cenobio conserva una grande chiesa abbaziale, dedicata a san Silvestro, nella sua versione romanica (un edificio di XI-XII secolo rivisitato dai restauri degli inizi del Novecento) e parte degli ambienti che circondavano un chiostro, molto rimaneggiati nel corso del tempo, ma dove tuttavia si conservano ancora il preziosissimo archivio monastico, il Museo Diocesano (con il tesoro), una sala (quasi sicuramente il refettorio) con lacerti di affreschi di fine XI secolo.

Oltre al monastero, l’abitato di Nonantola reca altre tracce del suo passato medievale: il borgo, con le due imponenti torri (quella dei Modenesi e quella dei Bolognesi, opere di XIII e XIV secolo) e, leggermente più distante, la pieve di San Michele, fondata dall’abate Teodorico nel IX, ma totalmente ricostruita nell’XI secolo.

Fatta eccezione per alcuni oggetti conservati nel tesoro (a cui si devono aggiungere due sciamiti e alcuni contenitori recuperati di recente durante la riesumazione delle reliquie dei santi oggetto di culto a Nonantola) e per alcuni frammenti dell’arredo scultoreo altomedievale scoperti nel corso dei passati restauri, il monastero non recava documenti materiali anteriori all’XI secolo.

Anche per questo motivo, nel 2002 l’Università Ca’ Foscari di Venezia decise di avviare un progetto di ricerca archeologica in collaborazione con Amministrazione Comunale, Curia arcivescovile di Modena e Soprintendenza per i Beni archeologici per l’Emilia Romagna.

Tra gli obiettivi dichiarati, infatti, tale progetto si proponeva di indagare le fasi altomedievali del cenobio: ritornare cioè alle origini, al momento della fondazione – e, se possibile, anche prima –, per poi tentare di comprenderne l’evoluzione fra VIII e XI secolo.

Quel percorso è finito: un volume e un convegno hanno celebrato la chiusura del progetto riscrivendo, almeno in parte, una nuova storia del cenobio di Nonantola. […]