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La lunga Guerra di Gradisca e il ‘campo dei morti’

Archeologia Viva n. 168 – novembre/dicembre 2014
pp. 62-69

di Paola Saccheri, Luciana Travan, Fabio Piuzzi e Paola Ventura

In Friuli Venezia Giulia è stato messo in luce un gran numero di sepolture attribuite alla cosiddetta Guerra di Gradisca fra la Serenissima e gli Asburgo durante la quale una grave pestilenza si propagò tra le file dei soldati

Agli inizi del Cinquecento la Patria del Friuli era oggetto di contesa fra Venezia e l’Austria. A seguito di vari conflitti e accordi, la Serenissima controllava il Friuli centrale, Monfalcone e il Pordenonese, l’arciduca d’Austria il Friuli orientale con Gorizia, Gradisca, Cormons e Aquileia.

Il confine fra i due territori era formato da una tormentata fascia di giurisdizioni venete e austriache, profondamente compenetrate. In questo complesso scenario scoppiò la Guerra di Gradisca (così chiamata perché caratterizzata dall’assedio veneziano alla fortezza di Gradisca tenuta dagli Austriaci, 1615-1617).

Nell’agosto 1615, per fermare i temibili Uscocchi che, protetti dall’arciduca Ferdinando, insidiavano le basi veneziane nel Quarnaro (il golfo tra la costa orientale dell’Istria e il litorale della Dalmazia), i Veneziani li attaccarono nei porti di Fiume e Segna (oggi rispettivamente Rjieka e Senj, in Croazia).

Ferdinando contrattaccò e la guerra si estese al Friuli. I soldati veneti si acquartierarono in varie località, tra cui Mariano del Friuli (Go). Oltre ai combattimenti, però, anche una devastante epidemia fece strage tra i soldati stremati. […]