Archeologia Viva n. 168 – novembre/dicembre 2014
pp. 52-62
di Eugenio Padovan
Nella valle del Piave esiste un luogo di grande suggestione dove per secoli i Veneti antichi invocarono la divinità delle acque per ottenere guarigioni
Sul posto sono stati rinvenuti una straordinaria quantità di ex voto oggi in gran parte conservati a Pieve di Cadore
Sponda destra del Piave nel cuore delle Dolomiti bellunesi, area di Centro Cadore: il magnifico scenario naturalistico di Lagole, a Calalzo di Cadore, si presenta con le sue fonti d’acqua termale, rigagnoli e laghetti, immersi in un bosco rado di conifere.
Sin dall’antichità quest’ambiente ha destato interesse per le proprietà terapeutiche delle acque, come dimostrano i consistenti ritrovamenti archeologici che connotano un luogo di culto protostorico e romano, attivo almeno dal VI sec. a.C. sino al IV d.C.
Gli scavi condotti negli ormai lontani anni Cinquanta del secolo scorso hanno portato alla luce oltre seicento oggetti votivi e il maggior corpus di iscrizioni in lingua e alfabeto venetico dell’area alpina.
Lo studio dei materiali, condotto dalla compianta Giulia Fogolari (1916-2001), massima studiosa della civiltà dei Veneti antichi, e da Giovanna Gambacurta della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, ha permesso di datare e inquadrare il santuario di Lagole all’interno di un complesso sistema di rapporti culturali tra il contesto locale del Cadore, l’ambito padano-adriatico e l’area alpina orientale.
Le prime attestazioni votive, risalenti alla seconda metà del VI sec. a.C., sono costituite da un gruppo di oggetti di cultura hallstattiana, che trovano evidenti analogie con materiali comuni a tutto l’ambito alpino orientale e che, attraverso le valli del Piave e dell’Adige, si diffusero in area veneta.
A partire dalla fine del V sec. a.C., ma in maniera più consistente nei secoli successivi, si assiste al radicamento della presenza venetica nel Cadore centrale.
È in questo periodo che Lagole assunse i caratteri di santuario, diventando il principale centro cultuale della zona, e acquisì un ruolo di primo piano nella vita politica locale, testimoniata da numerose dediche pubbliche da parte di una teuta, ovvero una comunità istituzionalmente organizzata. […]