La meraviglia di Pont d’Ael Monumenti romani

Aosta. La meraviglia di Pont d’Ael

Archeologia Viva n. 168 – novembre/dicembre 2014
pp. 16-25

di Stella Bertarione

In Valle d’Aosta resiste intatto da duemila anni un grandioso ponte-acquedotto vertiginosamente sospeso sul torrente che scende dalla Val di Cogne

In occasione del bimillenario augusteo l’opera è stata di nuovo inaugurata al termine di un impegnativo restauro e si propone come straordinario percorso archeologico

Poco visibile e defilato, raggomitolato su un terrazzo proteso verso la forra solcata dal torrente Grand Eyvia, lungo la strada che da Aymavilles nel fondovalle aostano sale a Cogne, il grazioso villaggio di Pondel, nonostante la sobria apparenza, è invece una tappa importante per ogni viaggiatore appassionato di storia e archeologia.

È qui, infatti, che sorge il Pont d’Aël (da cui Pond’Aël, Pondel), un impressionante ponte-acquedotto risalente al 3 a.C., frutto dell’ingegno e dell’operosità del patavino Caius Avillius Caimus, come si desume dall’iscrizione (CIL, V, 6899) che campeggia sul prospetto nord e che consente di datare con esattezza il monumento nonché di conoscerne il proprietario-committente: «IMP CAESARE AUGUSTO XIII COS DESIG C AVILLIUS C F CAIMUS PATAVINUS PRIVATUM», ovvero ‘Al tempo in cui l’imperatore Cesare Augusto fu nominato console per la tredicesima volta, Caio Avillio Caimo da Padova, figlio di Caio, [ha costruito questo ponte] privato’.

Ancora oggi lascia esterrefatti quest’opera grandiosa, arditamente gettata a un’altezza di 56 metri sopra il corso del torrente, suddivisa in due livelli pensati per altrettanti diversi utilizzi: un condotto superiore (lo specus per il passaggio dell’acqua), pavimentato in grosse lastre di pietra squadrate e impermeabilizzato con un intonaco di malta idraulica, e un camminamento inferiore, largo circa un metro, opportunamente aerato e illuminato, che permetteva il transito di uomini e animali.

Sulla sponda sinistra del fiume è possibile osservare un tratto interrato dello specus le cui pareti conservano l’opus signinum (o cocciopesto: malta e frammenti fittili pressati insieme – ndr) di rivestimento.

L’acquedotto realizzato tra le gole della Grand Eyvia prendeva l’acqua nella vicina località di Chevril (a quota 975 metri, dove appunto si trovava il caput aquae), scendeva lungo il versante sinistro della valle all’interno di un ardito canale tagliato nella roccia modellato sul profilo della montagna, attraversava l’orrido al Pont d’Aël (880 metri) e proseguiva sul versante destro fino al fondovalle. […]