Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 168 – novembre/dicembre 2014

di Piero Pruneti

Sappiamo che i problemi del Paese sono tanti e incancreniti. Questo perché negli anni, anzi nei decenni, si è tanto parlato e poco fatto. E ora cosa sta succedendo? Renzi ha chiesto tempo, “mille giorni”, che a me sembrano pochi per rimettere in piedi l’Italia dalle fondamenta, ma che, di fronte alla pretesa di risolvere tutto e subito, sono già una prospettiva ragionevole. Speriamo, per il bene di tutti, che questo tesoretto temporale non venga sprecato ancora una volta.

R dovrebbe, comunque, tirare un po’ il freno alle parole. Nessuno pretende da lui che s’intenda di tutto e quindi potrebbe evitare dichiarazioni che creano solo disagio. Per quanto ci riguarda, siamo rimasti attoniti quando, di fronte ai lavori per la linea C della metropolitana di Roma, ha affermato “mai più cantieri fermi per ritrovamenti archeologici”. Già, se applicato in qualsiasi parte del mondo, il concetto suonerebbe barbarico, figuriamoci se riferito al sottosuolo dell’Urbe.

In Francia, dove non hanno certo la nostra stratificazione, esiste l’INRAP, Istituto nazionale di Ricerche archeologiche preventive, ovvero una struttura che per legge interviene dovunque si aprano cantieri per opere d’interesse pubblico o privato, con finanziamenti certi e tempi ragionevoli di scavo nel caso di rinvenimenti archeologici.

È quello che da noi fanno le Soprintendenze, però… senza “finanziamenti certi” e, spesso, senza “tempi ragionevoli”, con un quadro normativo farraginoso, personale vicino alla pensione, vuoti d’organico, budget ordinari da taglio dei fili. In questa realtà, suona davvero sinistro il grido “mai più cantieri fermi per l’archeologia”, che, tradotto, significherebbe “siccome non siamo in grado di sviluppare una efficiente politica di protezione andiamo avanti con il cemento e l’asfalto, senza tanti complimenti per greci, etruschi, celti o romani che siano…”.

È vero che l’Italia è in mutande, ma cosa le rimarrebbe senza neppure il rispetto della storia? Speriamo che le parole del Premier se le sia portate via il vento.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”