Il sacro monte di Nurdole Sardegna nuragica

Sardegna. Il sacro monte di Nurdole

Archeologia Viva n. 167 – settembre/ottobre 2014
pp. 28-40

di Maria Ausilia Fadda

L’antica civiltà sarda non cessa di stupirci con l’eccezionalità dei suoi monumenti

Ecco il caso di un complesso nuragico che da “semplice” struttura abitativa e di controllo si trasformò in uno dei santuari più frequentati dell’isola meta continua di pellegrinaggi lungo le vie dei commerci e delle transumanze che attraversavano gli impervi territori della Barbagia

Una nota di chi scrive, pubblicata negli Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei (serie IX, vol. XXIII, 2013) con un’Appendice epigrafica del semitista Giovanni Garbini, ha riportato all’attenzione del mondo scientifico il complesso nuragico di Nurdole, esplorato a partire dal 1987 dopo ripetuti saccheggi.

Gli scavi clandestini di Nurdole – con cui sono state messe le mani su un deposito archeologico ricchissimo e fondamentale per la storia della Sardegna (tanti pezzi sono confluiti in prestigiose collezioni private straniere) – riempirono all’epoca intere pagine di cronaca nera.

Il nuraghe occupa un’altura della Barbagia, al confine del territorio di Orani con quello di Nuoro; quest’ultimo, dopo recenti rilevamenti con Gps, lo ha interamente compreso nel proprio Piano urbanistico comunale.

Da qui – siamo a 730 metri di quota – lo sguardo spazia a oriente fino al Gennargentu, mentre sugli altri lati si vedono i monti del Goceano, del Marghine e, a occidente, il monte Ortobene che sovrasta il capoluogo.

Grazie a questa posizione dominante e alla fertilità del territorio, ricco di boschi e pascoli, il sito di Nurdole era abitato già a partire dall’età del Rame nell’ambito della Cultura di Monte Claro (2500 a.C.) e durante l’età del Bronzo antico nella Cultura di Bonnanaro (1800-1600 a.C.).

Il nuraghe venne costruito nella fase evoluta del Bronzo medio (1500-1400 a.C.) su un basamento di granito circondato da una serie di massi imponenti e adattando l’edificio alla forma irregolare del colle.

Si tratta di un nuraghe quadrilobato, con torre centrale e altre quattro torri ad addizione concentrica. L’accesso è reso agevole da una rampa che conduce all’entrata e che a sua volta immette in un lungo corridoio dai muri aggettanti a sesto acuto.

Alla fine del corridoio una porta (caratterizzata, come tutti i passaggi del nuraghe, da un grosso architrave di granito) immette in un cortile pavimentato con lastre, evidentemente inserite in una fase di trasformazione del nuraghe perché al di sotto si sono rinvenuti frammenti di tegami con decorazione a pettine strisciato risalenti al periodo più antico di frequentazione (1500-1400 a.C.).

Sul cortile si apre poi l’ingresso della torre centrale. Questa si conserva per un’altezza di oltre sette metri, con la tipica copertura a tholos mancante della parte finale e con quanto rimane dell’originaria scala elicoidale che, nella prima fase di vita del complesso, conduceva al piano superiore e al terrazzo/camminamento.

Sul lato opposto del cortile si apre a sua volta un ingresso che immette in un’altra scala elicoidale per accedere al terrazzo delle due torri esterne poste sul lato sudorientale. […]