News

Scavi italiani in Giordania: scoperta una tomba intatta

8 ottobre 2018


di Andrea Polcaro

Un’importante scoperta è stata effettuata durante gli scavi diretti da chi scrive nel sito di Jebel al-Mutawwaq. Si tratta di una tomba in grotta datata a fine IV millennio a.C., rinvenuta intatta con decine di sepolture multiple. Il sito di Jebel al-Mutawwaq comprende un insediamento di 18 ettari datato al IV millennio a.C. e caratterizzato dalla presenza di una grande necropoli megalitica, composta da centinaia di dolmen ancora intatti, che si estendono su tutta la superficie della montagna, collocata lungo la media valle del Fiume az-Zarqa, il biblico Jabbok, nella Giordania centro-settentrionale.

Una pila di ossa al centro della caverna

Durante la missione svoltasi nello scorso settembre, alla quale hanno partecipato studenti del corso di laurea in Archeologia e Storia dell’Arte dell’Università di Perugia e diversi collaboratori esterni di altri atenei italiani ed europei, è stata rinvenuta una caverna funeraria intatta e sigillata, con decine di sepolture datate fra 3100 e 2900 a.C.

Oltre alle sepolture e al vasellame di corredo si sono ritrovate prove di diversi rituali compiuti nella caverna prima e dopo il suo uso funerario, che permetteranno di ricostruire credenze e ideologie religiose legate al culto degli antenati dell’antica popolazione di pastori e agricoltori che viveva in quest’area della Giordania centrale più di cinquemila anni fa.

L’importanza del ritrovamento non sta solamente nella tipologia di rituale scoperto, connesso a frequenti risistemazioni dei defunti, le cui ossa venivano sistemate in una pila al centro della caverna, mentre i teschi disposti lungo il fondo della camera funeraria, e nella tipologia di corredo, composto esclusivamente di vasi miniaturistici e unguentari, ma anche nella connessione della caverna con un gigantesco dolmen (uno dei più grandi sinora scoperti), che fungeva da accesso e protezione alla camera sotterranea in grotta.

Davanti all’entrata di un grande dolmen

La caverna oggetto dello scavo della Missione italiana era collocata proprio davanti al dromos del dolmen, con una pavimentazione esterna che accuratamente sigillava e nascondeva l’ingresso della grotta. I materiali rinvenuti nel dolmen lo datano con sicurezza al medesimo periodo di uso della caverna e questo vuol dire che entrambi erano usati contemporaneamente e facevano parte di un sistema di monumento funerario e camera sepolcrale legati a un complesso rituale di sepoltura e culto degli antenati.

La scoperta della tomba a caverna intatta, per quanto rilevante, assume una connotazione ancor più eclatante per la sua connessione diretta, sia architettonica, sia cronologica con il dolmen, specialmente se non fosse un unicum nel panorama dei cimiteri megalitici del Levante.

La possibilità che la maggioranza dei dolmen in Giordania si trovi vuota perché in antichità i loro costruttori abbiano portato via con sé le ossa dei propri defunti lì deposti, o che, in quanto strutture visibili, siano essi stati tutti completamente svuotati da furti in diversi periodi storici, potrebbe essere contraddetta dalla scoperta del team italiano a Jebel al-Mutawwaq.

Il fatto che le sepolture dei dolmen possano essere in realtà preservate e conservate in camere sotterranee accuratamente nascoste, apre nuove possibilità di indagini in tutta l’area e questa stessa ipotesi verrà vagliata e esplorata nelle future campagne di scavo.

La missione Italo-Spagnola a Jebel al-Mutawwaq, co-diretta fra Andrea Polcaro (Università di Perugia) e Juan Muniz (Pontificia Facultad San Esteban) è sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Ambasciata d’Italia ad Amman, dall’Ambasciata di Spagna ad Amman e dal Ministerio de Education, Cultura y Deportes di Spagna.

Andrea Polcaro
PhD Near Eastern Archaeology
Università di Perugia