Incontro con Francesca Ghedini La voce della storia

Archeologia Viva n. 166 – luglio/agosto 2014
pp. 78-80

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«La soddisfazione più grande è quella di avere formato tanti giovani che oggi operano con competenza nei beni culturali»

«Mai abbassare la guardia della tutela: occorre far rispettare le regole»

«Non possiamo avere fretta negli scavi: togliere la terra è come strappare le pagine di un libro»

Di Francesca Ghedini, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’Università di Padova, colpisce immediatamente la grande voglia di fare e di cambiare le cose, trascinando nel “vortice” tutti quelli che le stanno accanto. Se vogliamo è una legge fisica, ma che in ambito accademico non si riscontra sempre, quando prevalgono carriere e intenzioni percorse in solitario…

Francesca si è sempre distinta, a parte l’attività di studio, in iniziative molto concrete per lo sviluppo delle conoscenze e della valorizzazione del patrimonio archeologico. Basti ricordare il suo impegno per i parchi archeologici, a cui si è dedicata per gli aspetti sia teorici e normativi che applicativi; in tale prospettiva si pone anche lo studio sul termalismo in età romana finalizzato alla realizzazione di un parco archeologico nell’area euganea; altri progetti riguardano l’edilizia domestica e la schedatura informatizzata dei mosaici romani in Italia.

Ci tiene molto al concetto di “archeologia pubblica”, ovvero al fatto che l’attività archeologica sia strettamente collegata alle esigenze culturali e materiali del territorio in cui si esercita.

D: Il momento storico che stiamo vivendo sembra indirizzarci verso scelte economiche globali dove l’unica regola è produrre a basso costo. In tutto questo quale spazio rimane alle discipline archeologiche?

R: Sicuramente la tendenza è monetizzare tutto e questo per l’archeologia è un grosso danno. Le discipline archeologiche sono infatti non solo costose, perché necessitano di strumentazioni e tecnologie sofisticate, ma danno risposte in tempi lunghi; però non bisogna dimenticare che sono alla base delle conoscenze sul nostro lontano passato. Senza queste conoscenze cosa sarebbe l’uomo?

Certo, in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando, lo spazio lasciato ai finanziamenti per la ricerca archeologica sono esigui, ma dobbiamo considerare tutto questo in un’ottica emergenziale da superare. Anche perché il patrimonio archeologico non è importante solo sotto il profilo della conoscenza e della coscienza di ciò che siamo, ma anche sotto quello della tutela e valorizzazione del territorio. […]