Incontro con Donatella Lippi La voce della storia

Archeologia Viva n. 193 – gennaio/febbraio 2019
pp. 72-75

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Importante recuperare una formazione umana e umanistica della Medicina»

«Il passato mostra come non esista una conquista definitiva del sapere»
«Garibaldi e il miracolo del medico patriota»
«Gastronomia e Medicina partecipano dello stesso universo semantico»

Cè un rapporto molto problematico che Homo sapiens ha con il proprio corpo, oltre che, logicamente, con la propria psiche. È molto arduo vivere in armonia con ambedue, che si ammalano spesso, complicandoci il quotidiano e la stessa progettazione del futuro.

Di fronte a tale ineluttabilità – destinata a concludersi con la nostra personale uscita di scena dalla vicenda comune – l’umanità ha reagito mettendo in campo tutte le conoscenze e tutti gli strumenti possibili, con risultati – dobbiamo riconoscerlo – via via più efficaci.

Ripercorrere la storia di questa lotta costante e spesso disperata contro la malattia consente di comprendere i comportamenti della nostra specie su temi di importanza – è davvero il caso di dire – vitale.

Ne parliamo con Donatella Lippi, attualmente professore di Storia della Medicina presso la Scuola di Scienze della Salute Umana (ex Facoltà di Medicina) dell’Università di Firenze e ideatrice del Centro di Medical Humanities dell’Ateneo fiorentino, che era nato per realizzare percorsi formativi e occasioni educative al fine di recuperare la dimensione umana e umanistica della Medicina e potenziare il rapporto medico-malato. […]

Cosa s’intende esattamente per Storia della Medicina?

Oggi la Storia della Medicina fa parte delle Medical Humanities, di quelle discipline, cioè, che concorrono al recupero di una formazione umana e umanistica della Medicina. A Firenze, la cattedra nacque nel 1805 come “Istoria filosofica della Medicina”, per contrastare lo spirito di sistema, in cui la Medicina si trovava imbrigliata. Col passare del tempo, però, la Storia della Medicina, che, intanto e non per caso, aveva perso l’aggettivo “filosofica”, diventò una sorta di ricerca antiquaria, compromessa da quello che è stato definito il “virus del precursore”, in un approccio che considerava la storia come progressiva “epifania della verità” e il progresso come continuo auto-superamento. […]