Viti e vino nell’antico Egitto La tavola dei faraoni

Viti e vino nell’antico Egitto

Archeologia Viva n. 165 – maggio/giugno 2014
pp. 54-58

di Sabina Malgora

Nella terra del Nilo sono attestati un’antichissima coltura del vino e un consumo elitario di questa sofisticata bevanda alcolica destinata a un successo millenario…

Il vino costituisce una delle finestre privilegiate da cui indagare la cultura e la società egizie.

Le più antiche attestazioni di coltivazione della vite in Egitto risalgono agli albori della storia millenaria di questo Paese, quando esso non era ancora unito sotto un solo sovrano e la cultura faraonica gettava le sue basi.

I primi reperti a parlare sono semi di vitis vinifera databili al 2900 a.C., durante il periodo predinastico Naqada III, conservati al Museo dell’Orto Botanico di Berlino.

Da questo momento in poi la storia dell’Egitto faraonico s’intreccia con i rami di questa pianta dai frutti meravigliosi, così elegante da far sì che i pergolati decorassero i giardini, unitamente a sicomori e palme, distinti quindi dalle altre coltivazioni.

Non solo vino nella valle del Nilo

Il vino (irep in antico egizio, traslitterato irp) non fu comunque la sola bevanda alcolica prodotta nella valle del Nilo. Sua antagonista era la birra, di cui l’Egitto è il più antico produttore al mondo.

La birra era di uso comune, meno costosa, prodotta ovunque, nei laboratori specializzati come nelle singole dimore. Il vino era invece una bevanda elitaria, la cui produzione è rigorosamente controllata dal potere centrale, ricca di significati simbolici, elemento importante e distintivo nel corredo funerario.

Non mancavano altre bevande alcoliche, quali il vino di datteri, il vino di melagrana e il vino di palma. Quest’ultimo utilizzato anche durante la mummificazione. Vi erano vini rossi, bianchi. Si beveva anche vino dolce, chiamato shedeh.

Particolarmente apprezzato in epoca greco-romana era il Mareotico, bianco e dolce, prodotto sulle rive del Mareotide (un lago salmastro a sud di Alessandria nella parte occidentale del Delta), molto amato da Cleopatra, come riferisce spregiativamente Orazio: «…il suo delirio (di Cleopatra) che il vino mareotico acuiva…» (Odi I, 37). […]