Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 194 – marzo/aprile 2019

di Piero Pruneti

Le vicende plurisecolari dell’esercito romano lungo i confini dell’impero sulla linea del Reno e del Danubio costituiscono una delle pagine più affascinanti della storia europea. Anche per le indubbie riflessioni che esse sollecitano riguardo ai processi migratori della nostra epoca. Pensare con una dotazione di conoscenze non fa male…

La difesa dei confini – di un impero che per diversi secoli non aveva mai finito di espandersi e arricchirsi a spese degli altri e che alla fine si ritrovò esso stesso “assediato” proprio per l’opulenza luccicante delle sue ville e città – comportò la sovraesposizione dei generali e delle loro legioni, al tempo stesso portando allo scoperto i difetti costitutivi e i fraintesi mai chiariti nel sistema di trasmissione del potere supremo.

In questo spostamento di fatto della gestione dell’esercito e quindi dell’amministrazione imperiale nelle regioni più prossime ai confini da difendere, Roma fu sempre meno frequentata dal principe di turno, perennemente impegnato a lottare contro i nemici esterni e interni, in territori periferici che nel frattempo crescevano d’importanza.

Lo speciale che dedichiamo al limes danubiano – che la Repubblica Slovacca da alcuni anni sta valorizzando insieme agli Stati vicini – mette bene in evidenza le testimonianze archeologiche di una linea di fortificazioni formidabile, che tuttavia alla fine nulla poté sotto la pressione migratoria e, parallelamente, per lo sgretolarsi del sistema di potere e della stessa ideologia politica che aveva tenuto in piedi l’impero in tanti anni.

Dunque, il limes nord-orientale come monumento grandioso da inserire nella Lista Unesco, per difenderlo questa volta dall’usura del tempo e dagli assalti speculativi dei tempi nostri.

La visita di quelle antiche strutture ci consente di comprendere (non senza grande emozione) l’efficienza politico-tecnico-militare della più importante realtà statuale del mondo antico e, insieme, l’impotenza delle sue pur formidabili barriere di fronte alla sterminata feroce miseria dei popoli esterni.    

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”