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Cesare e la fondazione di Ginevra

Cesare e la fondazione di Ginevra: Europa e il Toro

14 marzo 2019


«Tratti dal fluido torpore nel quale erano immersi, questi reperti sono bagliori di un tempo che continua a vivere in noi», così Frédéric Mitterand (allora Ministro della Cultura francese e nipote del più noto François), commentava nel 2009 i ritrovamenti esposti al Musée départemental Arles Antique ad Arles nella mostra dal titolo “César. Le Rhône pour mémoire”. In quell’occasione, tra migliaia di visitatori accorsi da tutt’Europa, erano state presentate le straordinarie scoperte del dipartimento di ricerche subacquee del DRASSM (Département des recherches archéologiques subaquatiques et sous-marines).

Complicate indagini nelle profondità del Rodano, capitanate dall’archeologo Luc Long, avevano permesso dopo due millenni di “liberare” dal limo del fiume, reperti di eccezionale valore. Tra questi, il busto di Giulio Cesare, considerato oggi l’unica sua realistica rappresentazione, e il Gaulois capitif, la figura in bronzo di un barbaro sconfitto, volta a celebrare il trionfo di Roma. Tesori che dopo allora furono esposti in mostra solo al Museo del Louvre. Oggi, dal delta del Rodano, hanno percorso a ritroso il corso del fiume, per giungere alla sua sorgente. Fino al 26 maggio 2019, sono infatti esposti presso il Musée d’art et d’histoire di Ginevra nella mostra “Cesare e il Rodano. Capolavori antichi di Arles” (fino al 26 maggio).

“Vénus d’Arles” (I sec. d.C. su  modello del IV sec. a.C.) rinvenuta nel teatro antico di Arles.

 

La Piccola Roma della Gallia

Le ricerche subacquee realizzate a oltre 15 metri di profondità tra forti correnti, inquinamento e scarsa visibilità, hanno conferito all’Arles romana una nuova fisionomia approfondendo la conoscenza delle attività che vi si svolgevano, quali prodotti erano trasportati, le regole della navigazione fluvio marittima. Sappiamo inoltre che l’importanza di questa colonia romana, fondata nel 46 a.C. da Giulio Cesare, non era legata solo all’attività portuale; Arles era a tutti gli effetti un centro il cui prestigio era attestato dalla sua imponente monumentalità.

Le vestigia architettoniche degli edifici pubblici e i reperti funerari confermano il ruolo significativo della ‘piccola Roma della Gallia’ (Ausonio, IV sec. d.C.), dagli ultimi anni della Repubblica fino al declino del mondo romano, sia a livello commerciale che politico. Imbarcazioni provenienti dal bacino del Mediterraneo giungevano ad Arles cariche di materie prime, di prodotti alimentari e beni di lusso. Alcune di queste continuavano poi il loro percorso lungo il Rodano, una delle maggiori arterie di comunicazione, per poi raggiungere il Nord Europa e Ginevra.


Busto in marmo considerato di Giulio Cesare (metà I sec. a.C.).

Arles e Ginevra: complicità tra due collezioni

Cesare, allora proconsole romano, arrivò a Ginevra nel 58 a.C. E fu proprio lui, nel de Bello Gallico, a fare riferimento a Genua per la prima volta, permettendole così di entrare di fatto nella storia. Entrambe porti strategici per il commercio, in epoca romana, Arles e Ginevra furono accomunate anche da avvenimenti determinanti e dall’azione di Giulio Cesare. Nella sua collezione, il MAH di Ginevra annovera un centinaio di reperti (figurine di terra cotta e di bronzo, recipienti in vetro…) e di monete, provenienti proprio dalla città di Arles. In “Cesare e il Rodano”, la curatrice Béatrice Blandin, responsabile delle collezioni di archeologia greco-romana del MAH, li fa dialogare con i pezzi esposti nel Musée départemental dell’Arles Antique.

Il percorso è arricchito da importanti prestiti del Louvre, tra i quali la statua Aphrodite detta “Vénus d’Arles” e dalla collaborazione di diversi musei della Svizzera francese. «Siamo sicuri che il pubblico si emozionerà davanti a queste testimonianze di vita quotidiana scomparsa da tanto tempo nella Piccola Roma della Gallia», commentano i direttori del MAH e del Musée départemental di Arles Antiques.
Laura Zani
Info:
www.ville-geneve.ch/mah


Mosaico raffigurante il rapimento di Europa (fine II – inizio III sec. d.C. ).


Statua del prigioniero (IV quarto del I sec. a.C.)