Archeologia Viva n. 164 – marzo/aprile 2014
pp. 12-27
di Fausto Longo, Alessandro Greco e Amedeo Rossi
Da oltre un secolo una missione italiana indaga a Creta nel sito di uno dei centri più importanti dell’Egeo poi trasformatosi in città nell’ambito della grande fase storica delle poleis greche fino alla sua distruzione per mano della vicina nemica Gortina
Da Omero ed Esiodo sappiamo che Radamante, il giusto, era figlio di Zeus ed Europa e fratello di Minosse. A lui sarebbe toccato di regnare nella parte meridionale dell’isola che aveva il suo centro a Festòs, città che traeva il nome da un eroe omonimo figlio di Eracle.
Da Festòs si domina la Messarà, una delle più grandi pianure dell’Egeo, solcata da due fiumi oggi quasi scomparsi: lo Yeropotamòs, antico Letèo, e l’Anapodìris, antico Katarràktis.
Il paesaggio è stupefacente: a nord la catena degli Psilorìtis con l’antico monte Ida, la cui cima dalle doppie corna sembra guardare la sede del complesso palaziale; a sud le montagne degli Asteroùsia, che separano la pianura dal mar Libico.
A est, verso Matala e Kommòs, è il mare, linea estrema del territorio festio, ma allo stesso tempo punto di contatto con il resto del Mediterraneo, in particolare con il vicino Egitto.
A Festòs il palazzo di età Minoica, sorge sull’altura più bassa (Kastrì) di un sistema collinare che comprende altre due alture, il Christòs Effendi, la più alta, e la cosiddetta Acropoli Mediana, che si estende al centro.
Immediatamente a sud di questo sistema di alture è un bassopiano, appena sopraelevato sul resto della pianura, che degrada lentamente verso San Giovanni (Haghios Ioannis), il piccolo villaggio che sorge sul sito dell’antica città scomparsa, dove non manca qualche ottima taverna per quei – fortunati – visitatori che decidono di non fuggire dopo la breve escursione al sito archeologico.
Infatti, la maggior parte dei turisti visita i resti del palazzo quasi come una tappa obbligata, e poi scappa altrove lasciandosi alle spalle un’affascinante storia millenaria.
Splendida è anche la vista dalla collina più alta, il Christòs Effendi (Cristo Signore), dal nome della scomparsa chiesetta veneziana che sorgeva sulla cima, dove nell’antichità si trovava l’acropoli della città greca: un paesaggio fatto di monti (spesso innevati), mare, pianure e il vicino magnifico palazzo minoico.
Bello anche ciò che resta del monastero di San Giorgio in Falandra (XIV sec.), di cui rimane la chiesa veneziana (a due passi dal parcheggio, ma quasi ignorata).
Più giù, vicino al villaggio, è la chiesetta medievale di San Paolo (XIII sec.) realizzata nell’area di un antico battistero del IV secolo. Si tratta di documenti che attestano la storia di una città che nel sontuoso palazzo minoico, fondato quattromila anni fa, ha soltanto il fulgente inizio e nella catastrofica distruzione nel II sec. a.C. per mano dei Gortini – l’acerrimo nemico – una dolorosa conclusione. […]