Archeologia Viva n. 195 – maggio/giugno 2019
pp. 22-39
di Roger Wilson; a cura di Roger Wilson e Serena Raffiotta; traduzione Serena Raffiotta
La Sicilia di età romana era famosa per la grande produttività agricola ma sono ancora relativamente poche le ville riportate alla luce nell’isola: quella del Casale a Piazza Armerina è in assoluto la più nota
È raro sapere con certezza chi possedesse queste tenute ma sono talvolta le iscrizioni a fornirci importanti indizi: Roger Wilson ci parla delle sue scoperte nella contrada Gerace non lontano da Enna dove eccezionalmente è stato individuato il proprietario terriero – tale Philippianus vissuto nella seconda metà del IV secolo – e insieme al nome il racconto della sua vita
In un momento imprecisato dopo la metà del IV sec. d.C. un giovane proprietario terriero siciliano di nome Philippianus, osservando il grande e solido magazzino costruito una generazione precedente nella sua tenuta, si accorse che il tetto necessitava di un piccolo intervento.
Aveva appena realizzato una fornace per tegole, tutte bollate con il suo nome e che ora poteva utilizzare per la riparazione. Come primi prodotti della fornace, i pezzi non erano venuti granché – il colore verdastro tradiva un’eccessiva cottura – ma li impiegò ugualmente.
Tuttavia, non passò molto che il tetto crollò per una forte scossa di terremoto, forse lo stesso registrato dallo scrittore Libanio subito dopo la morte dell’imperatore Giuliano nel 363, in conseguenza del quale andarono distrutte “tutte le città della Sicilia” (un’esagerazione?), oppure un altro sisma che colpì l’isola all’incirca nello stesso periodo. E forse lo stesso che danneggiò la vicina villa del Casale di Piazza Armerina, distante solo una quindicina di chilometri. […]