Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 195 – maggio/giugno 2019

di Piero Pruneti

Il lungo articolo sull’oracolo di Dodona curato da Fausto Longo mette in evidenza la grande fortuna di un santuario, uno dei più famosi del Mediterraneo antico, dove si pensava di intercettare la volontà divina.

Ci dobbiamo immaginare viaggi lunghissimi per terra e per mare, documentati dalle migliaia di laminette rinvenute negli scavi con le richieste dei pellegrini, per raggiungere questa località dell’Epiro dove stormiva la grande quercia di Zeus.

Le considerazioni archeologiche azzerano la distanza di duemilacinquecento anni che divide l’umanità di quel tempo da quella di oggi, sempre bisognosa di riscontri diretti del soprannaturale.  Quanto a pensare che gli antichi avessero un falso recapito per indirizzare le loro richieste e che invece noi si abbia quello giusto, mi fermo, perché prima di tutto vale il rispetto delle idee.

Rimane la grandiosità di Dodona dove l’organizzazione del sentimento religioso seppe creare un complesso eccezionale di edifici, ben presenti in altri santuari antichi, ma che qui ci sono rimasti in una dimensione monumentale straordinaria e sullo sfondo della stessa bellissima montagna dove risiedeva il principe degli dèi. Dodona si offre come un’eccezionale testimonianza del passato, oltre che come luogo dello spirito.

In Italia ci aspetta la villa di Philippianus a Gerace. Devo ringraziare l’amico Roger Wilson che ha rispettato la promessa fattami una decina d’anni fa di scrivere un esauriente articolo sulle indagini che aveva iniziato in questa località nei pressi di Enna.

La sua documentazione puntuale e coinvolgente – da buon inglese ama le regioni del sole e la gente che vi abita – ci riporta nella vita quotidiana di un tranquillo proprietario terriero della Sicilia interna, un uomo che amava i cavalli e anche la bella vita, tanto che in mezzo alla campagna si fece realizzare un complesso termale di tutto rispetto, lasciandoci il suo nome in uno splendido mosaico ritrovato completamente integro nella sala del bagno freddo…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”