17 aprile 2019
Si è concluso il primo lotto dell’innovativo progetto di ricostruzione dei volumi della Domus di Tito Macro nei fondi Cossar ad Aquileia
Si tratta della più ampia struttura di copertura in laterizio monocromo di un’area archeologica realizzata in Europa in modo da alludere alle forme della casa romana, con l’implicita sfida di dar forma alle letture interpretative più aggiornate delle tracce emerse dalle attività di scavo.
L’area Cossar prima dei lavori
La casa, una delle più vaste residenze romane tra quelle rinvenute nel Nord Italia, è stata oggetto di scavo da parte dell’Università di Padova, in convenzione con la Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, sulla base di un progetto promosso e finanziato da Fondazione Aquileia, sostenuta dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, e da Arcus/Ales S.p.a.
Un isolato fra due strade lastricate
La dimora si estendeva per circa 1500 mq tra due strade lastricate della città, all’interno di un isolato che ha restituito alcuni tra i più pregevoli mosaici ora esposti al Museo Archeologico Nazionale, oltre a quello del Buon Pastore provvisoriamente collocato a Palazzo Meizlik. In particolare, gli scavi hanno permesso di riconoscere la pianta della domus del I sec. d.C., quando la casa dovette appartenere a un certo Tito Macro, il cui nome è inciso su un peso in pietra rinvenuto nei recenti scavi.
La nuova copertura comprende circa 560 mq della domus, corrispondenti alla parte orientale, con le botteghe (tra cui un forno per la panificazione, i cui resti sono rimasti in vista) affacciate su uno dei cardini, stanze da letto e di servizio, parte del corridoio che circonda il giardino, dotato di una fontana di cui si sono riconosciuti i resti. I pavimenti musivi sono stati oggetto di un attento restauro conservativo, che li ha riportati all’antico splendore.
Info: 0431.917619
A cura di Fondazione Aquileia
Foto Gianluca Baronchelli