Archeologia Viva n. 196 – luglio/agosto 2019
pp. 46-55
di Paolo Giulierini, Giovanna Greco, Floriana Miele, Laura Forte, Maria Lucia Giacco, Maria Luisa Tardugno;
a cura di Giovanna Greco
La più greca delle città romane in Occidente ha conservato molte tracce dei culti legati alle proprie origini fin dai tempi dei primi coloni giunti da Cuma per arrivare alle divinità portate dagli “immigrati” alessandrini e dai legionari di stanza in Oriente
Riemerge così il volto di una metropoli portuale al centro del Mediterraneo antico dove per molti secoli convisse una moltitudine di popoli e tradizioni
Culti, miti, leggende definiscono il volto di una comunità e Napoli ha costruito, nel corso dei secoli, un patrimonio estremamente ricco, conservandone sempre la memoria collettiva.
I multiformi aspetti del sacro nella Neapolis greco-romana sono raccontati da poeti e scrittori: dèi, sirene, ninfe, mostri fantastici, eroi, riti e cerimonie affollavano le vie costruendo quel tessuto connettivo, variegato e polifonico, che restituisce una dirompente vitalità, un fascino immaginifico. La millenaria stratificazione rende difficile conoscere e far conoscere la ricchezza dei sacra neapolitana.
Tuttavia, sono diverse le classi di oggetti che conservano la memoria (dalle monete alle iscrizioni, dalla scultura in marmo alle più modeste figurine in terracotta); sistemarli in una griglia coerente può contribuire a illuminare il complesso sistema magico-religioso che costituiva l’identità stessa della città antica, per molti versi nascosta nelle diversità e nelle trasformazioni della moderna metropoli. […]