Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 196 – luglio/agosto 2019

di Piero Pruneti

La Corsica, “dirimpettaia” della nostra Penisola più della Sardegna, ce la sta mettendo tutta per ricostruire le origini della propria cultura. Inutile negarlo, lo Stato francese, fedele a una forte tradizione centralistica, negli ultimi due secoli e mezzo, cioè da quando l’isola è entrata nella sua giurisdizione, di certo non ha aiutato questa terra a capire se stessa.

Così, i còrsi a noi italiani sono sempre sembrati dei cugini separati, sì, ma soprattutto “muti”, con un territorio dove la sfolgorante dimensione mediterranea delle coste s’incontra all’interno con paesaggi alpini, ma del quale poco si sa, per carenza di ricerca e di comunicazione.

L’articolo che pubblichiamo in questo numero ci presenta invece una realtà di impegno scientifico, da parte prima di tutto degli stessi studiosi locali – attivi nella risorta Università di Corsica con sede a Corte –, che sta producendo ottimi sviluppi nella ricostruzione dell’identità dell’isola, ma anche da parte di prestigiosi organismi “centrali” di indagine archeologica come l’INRAP, di cui possiamo valutare i concreti risultati negli scavi di Lamaghjone.

In particolare sta emergendo quanto sarebbe ipotizzabile solo osservando la carta geografica, e cioè i rapporti privilegiati in ogni epoca fra l’isola e la costa toscana e nord-laziale, a partire dal periodo etrusco, e poi le testimonianze dei traffici che nel Mediterraneo occidentale non potevano non avere nella Corsica un riferimento fisso.

Ma un fatto storico da solo è capace di riassumere la presenza della Corsica nel mondo antico, la battaglia di Alalía, combattuta nel 540 a.C. nelle acque tirreniche fra Greci da una parte ed Etruschi e Punici dall’altra, ovvero le maggiori potenze navali dell’epoca, che ritenevano l’isola una piattaforma strategica irrinunciabile. L’eco, mai venuta meno, di quell’evento ha prodotto ora una bella mostra al Museo di Vetulonia, dove non si parla solo della “battaglia che cambiò la storia”, ma si suggella un rinnovato rapporto di collaborazione fra i ricercatori delle due sponde.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”