L’eredità di Alalía. Riflessioni mediterranee A proposito di...

Archeologia Viva n. 197 – settembre/ottobre 2019
pp. 62-65

di Valentino Nizzo e Luigi Rafanelli

La mostra in corso a Vetulonia sulla “battaglia che ha cambiato la storia” ci dà l’occasione di fare il punto sullo sfondo storico di un Mediterraneo che nel VI sec. a.C. era attraversato dalle flotte di tre grandi potenze del mare

Poco meno di settant’anni intercorrono tra i due eventi che maggiormente hanno segnato la storia del Mediterraneo occidentale: la battaglia navale di Alalía, convenzionalmente riferita a un periodo compreso tra il 541 e il 535 a.C., e quella di Cuma, del 474 a.C.

Un periodo nel corso del quale si sono andati definendo e consolidando gli assetti e gli equilibri di forze nel Tirreno dando vita a due blocchi contrapposti: uno etrusco/cartaginese e uno greco, con nuance diversificate, focesi, cumane e siracusane.

A suggerirlo è, come noto, il suo principale testimone, lo storico greco Erodoto, che scrive nel V sec. a.C., il quale, narrando gli antefatti della battaglia e le circostanze che avevano indotto i Focesi ad abbandonare la loro città sulla costa della Ionia (in Asia Minore), Focea, assediata dai Persiani, non tralasciava di menzionare quale estremo gesto di pietas la cura riposta dai fuggiaschi nel portare con sé «tutti i beni trasportabili e inoltre anche le statue degli dèi dai templi e gli altri oggetti votivi, a eccezione di quelli che erano di bronzo o di pietra o dipinti». […]