Ritorno a Cirene Civiltà mediterranee

Archeologia Viva n. 197 – settembre/ottobre 2019
pp. 10-20

di Oscar Mei, Lorenzo Cariddi, Laura Invernizzi e Filippo Venturini

La Missione dell’Università di Urbino è tornata nell’antica metropoli della Cirenaica per verificare sul campo la situazione dopo molti anni di guerra e programmare la ripresa delle attività di ricerca in un sito dove da oltre un secolo operano gli archeologi italiani

Sette lunghi anni… Tanto è durata la nostra assenza dalla Libia, da Cirene, dall’altra metà del nostro cuore. Eravamo tornati all’indomani della rivoluzione del 2011 e della morte di Gheddafi, quando la gente esultava per la libertà, un’esaltazione presto tramutata in disincanto e rabbia dopo l’abbandono della comunità internazionale e l’arrivo di Daesh nelle roccaforti di Bengasi, Derna e Sirte.

Dopo anni di lotte e la sconfitta dello Stato Islamico, la Libia sta cercando ora di tornare alla normalità e di ricostruire le proprie istituzioni. Da molti mesi la Missione a Cirene dell’Università di Urbino, diretta da chi scrive, quella dell’Università di Chieti-Pescara, sempre a Cirene, diretta da Oliva Menozzi, quella di Roma 3 a Tripoli e Leptis Magna, diretta da Luisa Musso, e quella del MiBAC a Giarabub, diretta da Vincenzo d’Ercole, stavano pianificando insieme il ritorno nel paese nordafricano, per rispondere alla chiamata dei colleghi libici del Dipartimento Antichità, ora purtroppo diviso in due entità, una con sede a Tripoli, l’altra a Cirene, così come spaccata è ormai la nazione tra Tripolitania e Cirenaica.

Abbiamo quindi preso la decisione di tornare, prima missione straniera in Cirenaica dopo il blocco totale dovuto alla presenza di Daesh. Dovevamo verificare coi nostri occhi le condizioni del patrimonio archeologico dopo anni di guerra e valutare le azioni da intraprendere. […]