Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 197 – settembre/ottobre 2019

di Piero Pruneti

Il ritorno in Libia degli archeologi italiani – a cominciare dalla Missione dell’Università di Urbino, di cui pubblichiamo il resoconto di un primo sopralluogo a Cirene dopo diversi anni di assenza imposta dagli eventi – è un buon segnale per quella terra martoriata. Come dice Massimo Vidale nell’intervista rilasciata alla nostra rivista, gli archeologi sono come le rondini: tornano con la bella stagione e portano speranza.

La Libia non è ancora pacificata e andarci comporta qualche rischio, oltre alle notevoli difficoltà logistiche per gli spostamenti, ma il gruppo di lavoro dell’Ateneo urbinate guidato da Oscar Mei non ha atteso oltre per andare a verificare sul terreno la situazione di un’area archeologica fra le più ricche e prestigiose del Nord Africa, dove il nostro Paese nei decenni ha investito tantissimo in termini di risorse intellettuali e materiali.

Da quanto si legge nel reportage che AV pubblica in esclusiva, le condizioni archeologiche della bella Cirene sono soddisfacenti, tanto più se consideriamo il passaggio dell’Isis e il prolungato stato generale di insicurezza. Così rimaniamo quasi sorpresi nel costatare, dopo il caos interminabile seguito alla morte di Gheddafi, che certi organismi di tutela, come il benemerito Dipartimento Antichità della Cirenaica, hanno continuato a operare come meglio hanno potuto, con il coraggio e la forza di volontà degli uomini e delle donne che ne fanno parte e che sono rimasti al loro posto nonostante tutto, evidentemente ben motivati dal proprio lavoro.

Come spiega l’articolo, nelle aree destabilizzate, anche se non cadono le bombe, possono imperversare furti nei musei, scavi clandestini, commercio illegale di reperti e abusivismo edilizio. Cirene sotto questo profilo non è rimasta indenne, ma l’attenzione – amorosa, è il caso di dire – che non è mai venuta meno da parte degli archeologi libici rimasti in prima linea, a loro volta sostenuti direi quotidianamente dai colleghi italiani, ha dato i suoi frutti di civiltà. 

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”