News

Addio Sebastiano I funerali a Palermo

18 ottobre 2019


Addio Sebastiano
I funerali a Palermo

Venerdì 18 ottobre si svolgono i funerali dell’archeologo Sebastiano Tusa, i cui resti sono rientrati dall’Etiopia dopo l’incidente aereo del 10 marzo scorso. La redazione di Archeologia Viva esprime i sensi delle proprie condoglianze. Il professor Tusa è stato uno dei primi collaboratori della rivista ed era membro del Comitato scientifico.

Lo vogliamo ricordare con questa foto scattata a Ustica nel 2007 durante le Lezioni di archeologia organizzate da Archeologia Viva dove Tusa ha diretto per svariati anni il corso di Tecnica di scavo subacqueo curato dalla stessa Soprintendenza del Mare da lui fondata. L’articolo che segue è firmato da Luigi Fozzati, un altro personaggio storico dell’archeologia preistorica e subacquea italiana. In memoria di Sebastiano.

Piero Pruneti


Da: Archeologia Viva, n. 195 (maggio/giugno 2019).

Alle ore 8:44 del 10 marzo scorso l’archeologia subacquea italiana si è fermata: Sebastiano Tusa non poteva raggiungere Nairobi, ultimo impegno tra quelli che, a centinaia, aveva sentito la necessità di prendersi sulle spalle. Un incidente aereo si è frapposto tra l’indomito personaggio e la sua frenetica attività. Abituati a vedere questo lottatore vincere battaglie di ogni tipo, da quelle contro la burocrazia a quelle contro l’assenza dell’Italia nelle assise scientifiche internazionali e non solo nel settore dell’archeologia subacquea (Commissione Unesco a Parigi, Università di Philipps di Marburg in Germania), e sorprendentemente a quelle più audaci della sua stessa salute (più volte aveva sconfitto un male incurabile), per noi era la moderna metafora del condottiero immortale.

L’uscita di scena, improvvisa e dolorosissima, ha perciò ampliato la leggenda di questa figura di archeologo: studioso di fama, sagace concertatore di iniziative scientifiche in mezzo mondo, dall’amata Sicilia all’Asia e per l’appunto all’Africa; politico raffinato, colto, vigoroso ma uomo di mondo. Dietro un aplomb impeccabile – dove il volto dai grandi occhi ingigantiti dalle folte sopracciglia giocava un ruolo non indifferente – nascondeva un animo sensibile e appassionato che solo la moglie Valeria e pochi veri amici da sempre conoscevano. Sebastiano Tusa, nato a Palermo il 2 agosto 1952, figlio di Vincenzo (un altro gigante dell’archeologia siciliana), ci ha lasciato nelle prime ore di una domenica qualunque, in una località pressoché anonima dell’Etiopia, Bishoftu, sessanta chilometri da Addis Abeba.

Non è facile parlare di Sebastiano

Per quella vita straordinaria che ha vissuto all’insegna di non risparmiarsi mai… In lui convivevano più aspetti, tutti vissuti con passione professionale: lo studioso di preistoria, che ci ha lasciato sintesi esemplari sulla storia più antica della Sicilia; l’archeologo subacqueo, che ha saputo imporsi ai politici della sua isola e istituire la prima e unica Soprintendenza del Mare di tutta l’Italia, dove in questo settore non si muove foglia (il 2 marzo era stato rieletto presidente dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee); il docente, instancabile e lieto di trasmettere il suo sapere nelle università, a Palermo, Trapani, Napoli, Bologna e nella tedesca Marburg. Infine, il politico: ci teneva anche a questo ruolo, convinto che per arrivare a certi obiettivi occorra lo specialista: dall’11 aprile 2018 rivestiva in Sicilia la carica di assessore ai Beni culturali, indicato da Vittorio Sgarbi, dimissionario, che lo aveva preceduto (si sono rivisti a “tourismA” per perorare la causa, insieme al presidente del Fai Andrea Carandini, della tutela paesaggistica della Valle dei Templi – ndr).

Un italiano per la sua Sicilia

Questi profili differenti che dialogavano tra loro si reggevano sulle qualità dell’uomo, superiore alle miserie di un’Italietta quasi indifferente alla bellezza. Pensare che il suo mondo fosse la sola Sicilia sarebbe un errore: adorava la sua terra, ma nel cuore aveva l’Italia. Gli arrivavano continue richieste di consigli per impostare ricerche, mostre e convegni: non si negava mai, con la semplicità e l’avvedutezza di un aristocratico che ben conosce l’animo umano.

Nelle acque siciliane hanno lavorato archeologi di tutto il mondo, da ultimo gli svizzeri dell’Università di Ginevra: Lorenz Baumer, professore di Archeologia classica, ha diretto la sperimentazione nel mare di Gela di un mini robot di nuova generazione approntato dall’azienda orologiera Hublot, che ha finanziato la stessa campagna di ricerca, frutto di una convenzione fortemente voluta dal nostro. Con la scomparsa di Sebastiano Tusa (membro, come chi scrive, del Comitato scientifico di Archeologia Viva) l’archeologia perde un interprete di eccezionale umanità e sapere: un vuoto che non si può colmare.

Luigi Fozzati

MARE DELLE EGADI
Sebastiano Tusa esamina il rostro Egadi 12 appena recuperato e relativo alla battaglia che pose fine alla prima guerra punica (10 marzo 241 a.C.).
(Foto Salvo Emma)