Archeologia Viva n. 198 – novembre/dicembre 2019
pp. 12-29
di Maria Angela Turchetti
Cosa sappiamo della potente città della dodecapoli etrusca in Valdichiana e del suo ruolo strategico lungo la più importante e antica via di transito dell’Italia centrale interna?
Ecco il quadro delle (molte) conoscenze acquisite attraverso le ricche necropoli e i reperti confluiti nel Museo Nazionale Etrusco e negli altri musei cittadini sulle tracce del mitico re che ha segnato
la fama plurimillenaria di Chiusi e grazie a una mostra che ne ricostruisce il passato con il supporto delle numerose testimonianze scritte giunte fino a noi
L’etrusca Cleusie-Cleusi/Camars, la latina Clusium, doveva sorgere probabilmente sotto la Chiusi (Si) attuale, anche se della città legata al nome di Porsenna non possediamo importanti evidenze archeologiche a causa dell’ininterrotta continuità di vita dell’abitato, che ha portato alla distruzione e all’obliterazione di gran parte delle testimonianze urbane e impedito ricerche sistematiche estensive.
A suggerire il nome antico può essere stata l’ubicazione di Chiusi, lungo il corso del fiume Chiana (Clanis), allora navigabile, là dove la valle si restringe e, tra ripide alture, dà luogo a uno spazio angusto, le “chiuse”.
Strabone, vissuto fra I sec. a.C. e I sec. d.C., ci informa nella sua Geografia che il grosso del commercio interno dal nord verso Roma avveniva per via fluviale proprio tramite il Clanis, che a Orvieto raggiungeva il grande Tevere.
Chiusi dominava questa via, difficilmente aggirabile se non deviando, con un ben più lungo percorso, verso il litorale tirrenico o verso l’Umbria. […]