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Sardegna prenuragica. Novità… in grotta Archeonews

7 novembre 2019


Il sito preistorico di Acquacadda

Procede a pieno ritmo l’importante campagna di scavo dell’Università di Cagliari all’interno della Grotta di Acquacadda a Nuxis, nel Sulcis. Sito preistorico tra i più importanti della Sardegna prenuragica, fu frequentato a scopo funerario almeno dall’età del Rame (2700-2200 a.C.). Già noto in letteratura per alcuni scavi effettuati negli anni sessanta del secolo scorso, si è tornati ora a indagarlo con l’ausilio delle moderne metodologie archeologiche e archeometriche.

Una “miniera” di informazioni

La Grotta di Acquacadda (o Grutta Su Montixeddu) si trova nell’area di una vecchia miniera ormai dismessa nel Sulcis (Sardegna sud-occidentale), nel comune di Nuxis, una cinquantina di chilometri da Cagliari. Situata sulla sommità di una collina attualmente modificata dall’intervento antropico a seguito dell’attività estrattiva, offre uno stupendo panorama del Basso Sulcis con i rilievi appartenenti alle diverse ere geologiche.

Popolazioni prenuragiche ai raggi X

Obiettivo principale delle indagini di scavo è quello di indagare il passaggio dalla cultura di Monte Claro (età del Rame) a quella di Bonnanaro (prima età del Bronzo), e capire quale ruolo quest’ultima abbia avuto nella formazione della successiva civiltà nuragica. Particolare attenzione è rivolta al Dna, alla dieta delle popolazioni di quattro-cinquemila anni fa e alle cause di morte degli antichi abitanti dell’Isola.

A questo scopo si è effettuata una raccolta scientifica dei materiali archeologici superficiali, visibili in numero abbondante sull’attuale piano di calpestio della grotta.

Ossa e resti di cibo vicino al focolare

Grazie a due saggi di scavo è stato rinvenuto un focolare associato a ceramica di cultura Monte Claro (2700-2200 a.C.), che ha restituito resti di pasto ancora da analizzare. Da un altro saggio è riemersa invece un’ampia varietà di materiali ceramici frammentati, sempre riferibili alla fase Monte Claro, forse pertinenti a rituali, ma non ancora ben definibili. Alcuni resti umani, in corso di studio da parte di Elisabetta Marini e Fabiana Paola Corcione, sembrano ribadire l’uso funerario della grotta.

Sul campo un team internazionale

La campagna di scavo è diretta dal Riccardo Cicilloni, del Dipartimento Beni culturali dell’Università di Cagliari, in collaborazione con Elisabetta Marini del Dipartimento Scienze della Vita e dell’Ambiente. Alle attività di ricerca ha preso parte un team di trenta studenti provenienti da diversi atenei europei e internazionali, tra cui Granada, Barcellona e Melbourne, coordinati sul campo dagli archeologi Marco Cabras e Federico Porcedda.

Tante realtà per una “missione”

Le attività di scavo e ricerca sono stare rese possibili grazie alla concessione di scavo da parte del MiBACT e si sono svolte con il contributo della Regione Sardegna, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e del Comune di Nuxis, con il supporto tecnico dell’Associazione Speleo Club Nuxis, che gestisce l’area, in collaborazione con Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e per le Province di Oristano e Sud Sardegna.