Incontro con Franco D’Agostino La voce della storia

Franco D’Agostino

Archeologia Viva n. 176 – marzo/aprile 2016
pp. 70-72

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«La Mesopotamia è stato il teatro di fenomeni culturali di portata straordinaria per la storia dell’uomo»

«L’acqua dei fiumi e le paludi costituirono un elemento determinante per lo sviluppo della prima civiltà urbana»

«Con Sargon di Akkad nacque il primo impero a vocazione dinastica»

«Il fascino di Eridu dove aveva sede il culto del dio della saggezza e degli scongiuri Enki»

L’Iraq. La Bassa Mesopotamia. Là dove il Tigri e l’Eufrate costruiscono da sempre pianure e acquitrini, spingendo sempre più avanti la regione del Delta e la costa del Golfo. Agli occhi del profano, una distesa monocromatica di sabbie con le cicatrici della guerra e lo sfregio dello sfruttamento petrolifero…

Agli occhi dell’archeologo Franco D’Agostino, una terra fascinosa, che ci confonde con i suoi paesaggi incantati, custodi di un messaggio di civiltà lungo migliaia di anni. D’Agostino è ben cosciente del patrimonio di memoria su cui sta lavorando, lui e la sua équipe della Sapienza. Lo si sente dall’entusiasmo con cui – nella nostra intervista – fa parlare quelle sabbie dove sta spendendo la vita.

E poi quell’invito caloroso e convinto a visitare gli scavi, con cui finisce sempre ogni nostro colloquio, che crea qualche titubanza in chi da anni sente parlare di Iraq in un certo modo, ma che alla fine ti coinvolge e strappa sempre una promessa.

Franco D’Agostino è ricercatore in Assiriologia presso il Dipartimento Italiano di Studi Orientali (DISO) della Sapienza – Università di Roma e negli ultimi anni si è specializzato nella ricostruzione della storia economica del mondo antico mesopotamico e orientale nel III millennio a.C.

Dal 2011 è co-direttore dello scavo di Abu Tbeirah (sette chilometri a sud di Nasiriyah) e dal 2014 direttore dello scavo della città di Eridu, undici chilometri a sud-ovest di Ur.

Entrambi i tell si trovano nella provincia di Dhi Qar, Iraq meridionale. Inoltre, è direttore scientifico del progetto di conservazione e valorizzazione del sito di Ur, finanziato da quattro anni con fondi della cooperazione italiana.

Nel 2015 ha fatto parte della commissione irachena per l’iscrizione di Ur ed Eridu (assieme alle paludi meridionali dell’Iraq e al sito di Uruk) nella lista dei siti protetti dall’Unesco. […]