Archeologia Viva n. 199 – gennaio/febbraio 2020
pp. 70-73
di Guglielmo Berattino; scheda di Luca Cappuccini
Si riaccendono le speranze: dopo oltre un secolo emergono le prove (scritte) dell’illecita esportazione dello straordinario reperto etrusco trovato in Umbria e “volato” nel 1903 al Metropolitan Museum of Art dove ancora si trova
Chi ha trafugato dall’Italia il golden chariot, il “carro d’oro”, gioiello e orgoglio nazionale esposto al Metropolitan Museum of Art di New York? A chi e come fu venduto? Per quale cifra? Sapevano i protagonisti dell’operazione che stavano commettendo un reato? A oltre cento anni dalla scoperta – e scomparsa – della Biga di Monteleone, uno dei più famosi reperti etruschi al mondo, il ritrovamento di alcuni documenti scritti riapre il caso.
Storia di una scoperta sensazionale
Rinvenuta per caso in una tomba a tumulo etrusca a Monteleone di Spoleto (Pg) da un contadino, diventato famoso suo malgrado, Isidoro Vannozzi, nel febbraio del 1902 , sappiamo che il mese dopo la biga era già stata rivenduta a certo Benedetto Petrangeli, piccolo antiquario di Norcia, al prezzo di novecento lire (circa quattromila euro di oggi – ndr). Le autorità italiane si attivarono quasi subito, ma le tracce del reperto (datato al VI sec. a.C.) si persero fino al novembre 1903, quando il carro riapparve, restaurato e riassemblato, nelle sale del Metropolitan Museum of Art di New York dove ancora possiamo vederlo. […]