Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 199 – gennaio/febbraio 2020

di Piero Pruneti

Nonostante tutto, l’attività delle missioni archeologiche italiane all’estero va avanti, fornendo un contributo fondamentale per le conoscenze storiche, la costruzione delle identità culturali e lo stesso sviluppo economico delle popolazioni. Dico nonostante tutto perché i contributi pubblici sono davvero esigui e le ricerche, sostanzialmente, procedono grazie al grande entusiasmo di chi opera. Mi disse un’amica archeologa che «il grosso problema della nostra categoria è che siamo disponibili anche a lavorare gratis e a pagarci le spese pur di partecipare a uno scavo».

Con questa doverosa premessa vi invito a leggere gli articoli che riserviamo alle ricerche italiane nella parte azera del Caucaso, ad Assuan in Egitto e a Kyme in Turchia. E sono solo tre delle circa duecento missioni che lavorano nel mondo partendo dal nostro Paese: la cifra dà la misura di una realtà operativa che si alimenta della silenziosa collaborazione di diverse migliaia di esperti. Se ne parlerà a “tourismA 2020” dove uno degli oltre trenta convegni in programma, “Iter”, è dedicato proprio alla ricerca italiana all’estero.

Purtroppo, “all’estero” non ci vanno solo gli archeologi, ma anche il patrimonio italiano, per quanto l’emorragia sia ormai da tempo ben contrastata dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri (il comandante gen. Riccardi ne parlerà a “tourismA”) e lo “storico” comportamento dei grandi musei stranieri – fra ricettazione e incauto acquisto – stia decisamente cambiando. È un altro argomento che affrontiamo con il caso della Biga di Monteleone di Spoleto, da oltre un secolo bellamente esposta al Metropolitan di New York.

Il carteggio a cui si fa riferimento mette a nudo le modalità di un traffico condotto da alcuni membri dell’onorata società della belle époque, molto interessati al lucro e ben poco agli interessi del Paese di cui erano classe dirigente. Non è una storia nuova ma rimane squallida. E forse ancora impugnabile…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”