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Come stavamo… Nella Sicilia che fu

28 gennaio 2020


Antichi malanni e nuove tecnologie

Spina bifida, costa biforcata, lesioni endocraniche, anomalie congenite, ernie, patologie dentarie… Le antiche popolazioni siciliane rivelano la loro storia medica grazie a uno studio che non ha precedenti.  Un gruppo di ricercatori delle università di Vilnius, Oxford e Cranfield e dell’IBAM-CNR di Catania hanno deciso di ricostruire i trascorsi nosologici degli antichi siciliani attraverso l’analisi dei loro resti mortali rinvenuti in cimiteri che coprono un periodo compreso tra il Neolitico e la prima Età Moderna.

Ricerche internazionali

“Salute e malattia in Sicilia”, il titolo del progetto che ha previsto una prima fase di selezione dei materiali e di standardizzazione dei protocolli, una seconda fase di formazione dei ricercatori, per poi passare a una fase operativa, grazie alla cooperazione di numerose istituzioni regionali che hanno reso disponibili i preziosi reperti.

Notizie dalle necropoli

«Abbiamo già completato lo studio di due ampie necropoli – dice il coordinatore siciliano dello studio paleopatologico, Dario Piombino-Mascali, che è anche docente di antropologia forense all’ateneo di Messina – e stiamo per iniziare un’ulteriore missione con giovani ricercatori estremamente competenti e motivati.

Dopo aver schedato i materiali, i dati verranno elaborati attraverso un software specifico che permette di ottenere un indice di salute e valutare attraverso il tempo la presenza di stress biologico e di specifiche malattie tra i campioni in esame». Tra le indagini chimiche minimamente invasive quella che prevede l’analisi degli isotopi stabili da campioni ossei o dentari,  una tecnica biogeochimica molto comune in archeologia.

Alimentazione e stress

I rapporti di carbonio e azoto provenienti dagli individui in esame saranno utilizzati per ricostruire la loro dieta (alimentazione a base di prodotti animali o vegetali, consumo di carne o pesce), ma anche per identificare periodi di stress fisiologico nelle loro ossa, corroborando i risultati delle analisi paleopatologiche.

Accanto a ciò, i valori di ossigeno e stronzio saranno invece utili per determinare la provenienza geografica di alcuni di questi gruppi umani, che consentirà d’identificare eventuali migrazioni sul territorio isolano.

Obiettivo è quello di arrivare a una banca dati e a delle statistiche attraverso lo studio del materiale scheletrico proveniente da diversi contesti siciliani, dalla preistoria alle soglie dell’Età Moderna, senza limiti territoriali né culturali.

In attesa di altri risultati

Sarà dunque possibile rilevare l’insorgenza di alcune malattie nell’antichità, circoscriverle per aree geografiche e interpretarle attraverso il contesto ambientale. I primi risultati di questo importante progetto multidisciplinare verranno presentati la prossima estate a Vilnius, in Lituania, durante il Congresso europeo di paleopatologia.