L’alba della memoria Spazio Aperto

Archeologia Viva n. 200 – marzo/aprile 2020
p. 2

di Arduino Maiuri

Il termine memoria deriva da un corrispettivo latino, omofono e omologo, in cui dominano il raddoppiamento me-, il radicale mor- e il suffisso sostantivale -ia, che ne caratterizza la valenza astratta. Una variante apofonica molto prolifica ci è offerta dal greco mer-os, ‘parte’: è come se ciascuno di noi possa identificarsi in una pars pro toto della realtà che ci circonda.

Proprio per questo, pertanto, secondo la cultura ellenica sarebbero state le Moire a tessere lo stame della vita umana, attraverso l’accorta mescolanza di fili d’oro bianchi in corrispondenza dei giorni felici (dies fasti), e invece neri, perché tetri, se tristi (nefasti): Cloto filava, Lachesi girava il fuso e Atropo tagliava il filo, decretando la fine di ogni speranza. [continua a leggere sulla rivista]