Silvio Curto e Sergio Donadoni. Due da non dimenticare Personaggi

Silvio Curto e Sergio Donadoni

Archeologia Viva n. 176 – marzo/aprile 2016
pp. 68-69

di Alessandro Roccati

La comunità scientifica ha perso due delle personalità più rappresentative della ricerca e degli studi egittologici

Li ricorda per Archeologia Viva un egittologo che per molti anni è stato loro stretto collaboratore

Il 2015 è stato fatale per alcuni eminenti studiosi italiani nel campo dell’Egitto antico. Il 24 settembre è scomparso a Torino Silvio Curto (n. 1919); il 31 ottobre a Roma lo ha seguito Sergio Donadoni (n. 1914); il 30 novembre è mancato ancora Nicola Bonacasa (n. 1931) a Palermo.

Benché con profili scientifici e percorsi distinti, tutti sono stati connotati da una particolare longevità fino a superare il secolo di vita nel caso del professor Donadoni; in più, sono stati legati tra loro da rapporti di lavoro e di amicizia.

Da tempo avevano smesso le loro funzioni, pur continuando a praticare un’esistenza attiva fino agli ultimi giorni. Con l’anno corrente sembra cominciare davvero un secolo nuovo per l’egittologia italiana, tutto ancora da scrivere.

L’esperienza formativa in Egitto

In particolare le personalità di Donadoni e di Curto hanno costituito un punto di riferimento per tutta la seconda metà del XX secolo, raccogliendo attorno a sé altri studiosi della loro generazione ovvero formati alla loro scuola, molti dei quali hanno anch’essi ormai esaurito il proprio itinerario scientifico, come lo scrivente.

Segnati dalla seconda guerra mondiale, evento che provocò una cesura profonda rispetto alla precedente situazione accademica, Donadoni e Curto, sempre animati da un’amichevole competizione, hanno interagito in ambito museale e universitario, meritando insigni riconoscimenti.

Tutti e due erano convinti che la formazione di un buon egittologo non poteva prescindere da un’esperienza diretta, anche di vita, in Egitto.

Tuttavia, dopo il periodo, negli scorsi anni Sessanta, che li vide entrambi, su fronti diversi, in Nubia per cooperare al salvataggio di monumenti minacciati dal nuovo lago creato dalla grande diga di Aswan voluta dal presidente Nasser, solo Donadoni estese la sua attività archeologica al Sudan pur mantenendo una presenza in Egitto; mentre Curto non riuscì a riprendere le concessioni archeologiche che il Museo Egizio di Torino aveva aperto nella prima metà del secolo, limitandosi ad appoggiare iniziative tese alla ricostruzione di contesti per antichità trasportate nel Museo stesso dall’Egitto.

Un’altra differenza fondamentale tra i due fu la mancanza di studi all’estero da parte di Curto, mentre Donadoni era andato a perfezionarsi a Parigi e Copenaghen, dopo esser già stato iniziato all’Egitto in giovane età. […]