I depositi dei musei… Ma servono a qualcosa? Futuro del passato

I depositi dei musei servono a qualcosa?

Archeologia Viva n. 176 – marzo/aprile 2016
pp. 62-65

di Anna Maria Visser Travagli

“Invisibili” e molto criticati i luoghi – spesso sotterranei – dei reperti non esposti godono in Italia di una cattiva fama per l’assioma che tutto debba essere esposto subito per diventare fruibile

Al solito la realtà è più complessa dei sensazionalismi indotti da scarsa informazione…

Si parla molto di musei, anche per la riforma voluta dal Ministro dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, ma se ne parla sostanzialmente come luoghi espositivi, scrigni di capolavori, da valorizzare per l’aumento dell’afflusso dei visitatori.

In questo pur nuovo scenario i depositi dei musei sono trascurati, anzi, demonizzati: tanta parte dell’opinione pubblica accusa i responsabili di tenere “chiusi nei magazzini” innumerevoli tesori, nascosti, a detrimento della nostra attrattività turistica e a riprova dell’incapacità nazionale di gestire i beni culturali.

La polemica si alimenta di idoli retorici, privi di fondamento, enfatizzata da un giornalismo superficiale. È vero piuttosto che i depositi sono carenti e la situazione di crisi, dalla quale il Paese cerca faticosamente di uscire, non aiuta, per cui è difficile che gli amministratori decidano di investire in strutture che non danno visibilità e la cui utilità è riconosciuta quasi solo dagli addetti ai lavori.

Bisogna allora indicare con chiarezza le funzioni dei depositi e cercare di socializzarne il valore, per legittimare l’impegno finanziario necessario a realizzarli e gestirli. […]