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Alle origini dell’agricoltura Il deserto che non ti aspetti

10 giugno 2020


Laddove ora c’è solo sabbia… 

Un nuovo studio condotto dalla Missione Archeologica nel Sahara della Sapienza, diretta da Savino di Lernia, in collaborazione con il Department of Antiquities di Tripoli e le università Milano e Modena-Reggio Emilia, ha permesso di scoprire l’esistenza di tecniche di coltivazione realizzate dai Tuareg nelle aree montane del deserto.

Pozzanghere di… salvezza

Il clima arido del Sahara impedisce oggi ogni forma di agricoltura permanente, ma le recenti ricerche internazionali raccontano una storia diversa.

Le attività di coltivazione normalmente praticate nelle oasi sahariane erano del tutto sconosciute in ambienti montani.
Evidenze e testimonianze mostrano però come in occasione di piogge particolarmente abbondanti e durature, alcune aree del massiccio montuoso del Tadrart Acacus, in Libia sud-occidentale, venivano completamente inondate e le popolazioni Tuareg dei Kel Tadrart sfruttavano le acque raccolte in piccoli bacini, le etaghas(pozzanghere, nella lingua locale): qui la conformazione del territorio mantiene le polle d’acqua per un periodo sufficiente alla coltivazione di grano, orzo, sorgo e altre piante.

La ricostruzione etnoarcheologica ed etnografica dei Tuareg Kel Tadrart ha permesso di tracciare l’uso agricolo di queste aree a cavallo tra XIX e XX secolo, evidenziandone le modalità e i tratti caratteristici.

Qui si coltivava già durante il Neolitico

Le indagini archeologiche, geoarcheologiche e archeobotaniche hanno inoltre permesso di comprendere come queste pratiche agricole fossero in realtà ben più antiche e probabilmente risalgono già al Neolitico Tardo, circa 5500 anni fa.
A questo sembrano infatti ricondurre le analisi al radiocarbonio di ritrovamenti sul luogo, nonché aspetti della cultura materiale e raffigurazioni di piante coltivate nelle pitture rupestri, che consentono di avere un’istantanea dell’inizio dell’agricoltura nel Sahara.

Il deserto del Sahara ha assunto le forme attuali proprio dalla fine del Neolitico: i cambiamenti climatici e ambientali costrinsero i gruppi umani della preistoria ad adottare nuove strategie e modificare le loro abitudini, utilizzando queste aree allagate periodicamente come appezzamenti agricoli.

Cambia il clima, cambiano le abitudini

Lo studio multidisciplinare della Missione Archeologica nel Sahara ha permesso di identificare un cambiamento radicale nelle modalità di sfruttamento di queste risorse idriche imprevedibili.

Nella tarda preistoria, con un clima umido su base stagionale, le coltivazioni agricole dovevano svolgersi sui margini di aree paludose via via che l’acqua si ritraeva (una pratica conosciuta con il nome di flood-recession agriculture), mentre nelle fasi storiche contemporanee l’agricoltura è svolta unicamente in presenza di pioggia (rain-fed agriculture). Questa attestazione, già nota e accreditata nella zona del Sahel, sembra essere l’unica del Sahara centrale.