Valle dello Swat. Memorie di un viaggiatore Pakistan settentrionale

Archeologia Viva n. 202 – luglio/agosto 2020
pp. 40-55

reportage di Cesare Oddicini
schede di Luca Maria Olivieri

Questa regione dell’antico Gandhara per la posizione geografica e l’eccezionale fertilità del territorio è stata per migliaia di anni un’area di faglia fra le grandi civiltà dell’Asia centrale e quindi crocevia straordinario di culture

Qui opera da decenni la storica Missione archeologica italiana in Pakistan ben rappresentata dall’attuale gruppo di ricerca dell’ISMEO e Università Ca’ Foscari Venezia che conduce scavi concentrati sul sito dell’antica Bazira espugnata da Alessandro Magno

Nella primavera dello scorso anno mi sono recato nella valle dello Swat, dove dal 1955 opera la Missione archeologica italiana in Pakistan dell’ISMEO. Una missione quasi leggendaria per chi come me vive l’archeologia attraverso le memorie che “trapelano” dalle relazioni scientifiche e i rapporti di scavo.

Di questa missione italiana nel cuore dell’Asia hanno scritto in tanti, a cominciare dal suo fondatore, Giuseppe Tucci, nel suo libricino, La via dello Swat, più volte ristampato dal 1963 a oggi. Ne ha parlato spesso anche l’attuale direttore Luca M. Olivieri, ad esempio con un bell’articolo sul Foglio per la morte nel 2014 di S.A. Miangul Aurangzeb, principe ereditario dello Swat – seppure solo formalmente dal momento che dal 1969 la regione non è più un regno autonomo, ma un distretto del Pakistan.

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