Archeologia Viva n. 203 – settembre/ottobre 2020
pp. 20-31
di Anna Maria Tunzi
Dall’area dei Monti Dauni nell’attuale provincia di Foggia arriva una novità assoluta riguardante la pratica del rituale crematorio già nell’età del Rame mai prima d’ora attestata nella Puglia settentrionale e dovuta probabilmente ai “buoni rapporti di vicinato” con le popolazioni della Campania
I risultati delle ultime indagini parlano chiaro: per comprendere l’adesione al costume funerario della cremazione nella parte settentrionale del territorio pugliese durante l’età del Rame, occorre guardare al di là dell’Appennino, agli stretti rapporti con la Campania dove l’incinerazione dei defunti era già in uso da tempo.
I contatti erano favoriti dalle vallate fluviali, fra cui quelle del Calore e del Sele in Campania e del Cervaro in Puglia, formidabili e naturali direttrici di attraversamento, che dal versante tirrenico, superando lo spartiacque della Penisola, arrivavano a solcare il Tavoliere pugliese fino allo sbocco in Adriatico.
Ma iniziamo da un interessante antefatto… La Puglia settentrionale annovera fin dall’età del Rame o Eneolitico (seconda metà IV-III millennio a.C.) la singolare “tradizione scultorea” delle stele antropomorfe.
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