Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 203 – settembre/ottobre 2020

di Piero Pruneti

L’articolo speciale che Giorgio Murru, direttore del Museo di Laconi, dedica alle testimonianze della Sardegna preistorica nei secoli precedenti la fioritura della civiltà nuragica ci porta per mano attraverso il favoloso album d’immagini di Nicola Castangia per capire la realtà di un’isola nelle cui profondità scorre una vena carsica sempre ben alimentata nelle molte fasi della sua esistenza. In Sardegna questo transito senza interruzioni – potremmo dire, per costante avanzamento creativo – di antropologia culturale si nota meglio che altrove perché qui si è sempre costruito con la pietra e nella pietra e il passato ha lasciato dappertutto segni indelebili.

L’isola si è sempre contraddistinta per una sostanziale identità. Lo spirito sardo è profondo, radicatissimo e l’articolo che pubblichiamo lo riporta in luce con un procedimento archeologico che di fatto è anche psicanalitico. È una necessità accertata che la popolazione attuale voglia indagare nell’inconscio preistorico collettivo celato in una infinità di monumenti, ma anche in tradizioni tuttora molto vive.

Si parte dalle maschere delle feste carnevalesche, tremende nelle loro espressioni di paura, dolore, lotta, cupa sopportazione, nei loro movimenti ossessivi, per calarsi nei diverticoli oscuri di esperienze lontanissime e mute, legate alla difesa primordiale della vita, all’istinto di sopravvivenza, espresse con il linguaggio “afasico” della viva roccia scolpita. Credo di poter affermare che se questo mettere in chiaro i propri rapporti con il passato è un processo importante per tutti, per i sardi è un’operazione di conoscenza fondamentale per dare equilibrio e sostanza alla propria coscienza storica.

E vorrei aggiungere che per giustificare l’orgoglio di sentirsi sardi e collocare la Sardegna nel cuore del Mediterraneo antico non c’è bisogno di falsificare le prove inventando miti o fenomeni apocalittici. L’articolo che pubblichiamo, sostenuto dalla forza paziente della ricerca scientifica, è capace di comunicarci da solo tutto il fascino e l’eccezionalità di questa terra incredibile.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”